La ricerca ha trovato 2 risultati

Torna a “La maleducazione delle case editrici”

Re: La maleducazione delle case editrici

Scusate l'ingenuità, ma io credevo che il traguardo da aspirare fosse una buona pubblicazione, magari persino in concomitanza di un'opera ben scritta (requisito opzionale, certo, ma che ogni tanto fa piacere trovare in libreria, simile alla ciliegina sulla torta in mezzo a tante castagne), e non una risposta... automatica, per giunta... ma anche fosse stilata a mano su un rotolo di pergamena... per sentirmi dire: "Bravo, aspirante imbrattacarte, hai seguito i giusti indizi, trovato il nostro indirizzo mail (quello corretto, persino) e mandato tutto il polpettone come da ricetta. Si vede che tu hai una marcia in più. Hasta la vista, baby... o forse no."

Magari sarò io un po' strano ma la notte dormo lo stesso tranquillo anche senza ricevere saluti e convenevoli da chicchessia. Non mi interessa l'educazione di un editore. Mi interessa che cacci fuori quel benedetto contratto.

Re: La maleducazione delle case editrici

Marcello ha scritto: un vero capolavoro, degno delle migliori pagine del grande Adeodato Lampustri, il vincitore dell'ultima edizione del premio Petruzzellis della Gattinà, che lei di certo conoscerà.  
Non vediamo l'ora di pubblicarla, carissima: prima tiratura cinquantamila copie, che andranno esaurite in un baleno, vedrà!
Peccato soltanto che il costo della carta...
Arringa degna del direttore della Garamond-Manuzio nel "Pendolo di Foucault". 
Insieme alla terza parte degli "Esordi" di Moresco, è sempre la più onesta incursione su questo tipo di realtà editoriale. Nonostante gli annucci trascorsi.

Torna a “La maleducazione delle case editrici”