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Re: Bianco, nero, grigio

@edotarg
Durante la lettura di questo racconto ho cambiato opinione varie volte.

Inizia come uno spaccato della vita quotidiana: una madre amorevole (anche un po' troppo morbosa), un ragazzino che sembra un eroe e protegge un altro ragazzo dai bulli, i due che fanno amicizia... Tutto piuttosto classico. Certo, andando avanti con la lettura sentivo sempre sopra la testa una sorta di spada di Damocle, ovvero che stesse lì-lì per succedere qualcosa, ma mi immaginavo eventi scontati: ad esempio che rapiscono Luca, visto che all'inizio citi la preoccupazione della mamma. O che finisce in qualche guaio con Jamal.
E invece, bam! Come uno schiaffo: Luca uccide i gattini.
Non me l'aspettavo per niente, lo ammetto. E ho pensato "wow". Quello che sembrava essere un bravo ragazzo, si rivela essere un potenziale serial killer; quello che non riusciva a difendere se stesso dai bulli, riesce a reagire quando deve difendere (anche se tardi) delle altre creature più fragili di lui. Anzi, la sua rabbia scoppia a tal punto da dover essere fermato dalla polizia. 
Ho apprezzato che Luca all'inizio tentasse di opporsi al suo desiderio di uccidere (non ha voluto prendere il gattino in braccio, ha cercato di non rimanere da solo con i micetti), ma è come se fosse più forte di lui. Sotto questa luce, cambia tutto il significato della scena iniziale: forse non è intervenuto perché voleva aiutare Jamal; forse aveva solo bisogno di un pretesto per picchiare qualcuno.

Da lì in poi, però, il racconto comincia a farsi surreale, in qualche modo grottesco, in un vortice di violenza dettata da incomprensioni e/o menefreghismo. Forse era quello il tuo scopo, e non dico che non ci stia... ma credo che avrei preferito tenere il focus sul capovolgimento di Luca e Jamal, per dargli più forza narrativa. Le due parti piuttosto le vedo bene come due racconti distinti.

Due piccole note:
edotarg ha scritto: Ho sentito con la madre di Simone se ti può accompagnare fino a casa.»
«Non c’è bisogno mamma, posso tornare a piedi con Matteo, tanto dobbiamo fare la stessa strada.»

Marta fece no con la testa, mentre continuava a guidare.

«No amore, preferisco che ti venga a prendere qualcuno.»
«Mamma, davvero… non ti devi preoccupare,» sorrise Luca, «ci vogliono solo dieci minuti ed è pieno giorno.»
«Eh lo so, ma non si sa mai, c’è gente strana in giro…»

La mamma sembra insistere che lui torni con la madre di Simone, ma poi Luca va comunque con Matteo. Ho avuto un momento di sfasamento. Ribellione preadolescenziale? In questo caso magari sottolinea che lo fa apposta, nonostante il divieto della mamma.
edotarg ha scritto: Start.
Immagino che questo debba andare in corsivo, come tutte le indicazioni temporali successive.
edotarg ha scritto: 6 ore dopo

Driiiin!
Mi piace lo stacco temporale, ma forse è sufficiente il "driiiin!" e giusto un riferimento al fatto che siamo già a fine lezione nel testo che segue. Un'indicazione così precisa sulle ore mi butta un po' fuori dalla narrazione. 
Idem qui:
edotarg ha scritto: 30 minuti dopo
Avrei apprezzato di più un'altra onomatopea. 
Mentre per richiamare lo "start" iniziale, alla fine del racconto sarebbe carino mettere uno "stop" o "pausa" o "replay" o "finish" ecc., come se tutto fosse una videocassetta che stavamo guardando, o un percorso ad ostacoli lungo cui stavamo correndo.
Ma a dire il vero sono tutti dettagli di stile (a mio gusto personale), non sono errori

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