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Re: La differenza tra agenti letterari americani e italiani

Fabioloneilboia ha scritto: Mi permetto di aggiungere che ho una cara amica che fa la traduttrice di mestiere, nata in Italia e le ho chiesto se mi poteva tradurre una cosa e mi ha chiesto se ero pazzo. Le traduzioni serie si fanno sempre con una madrelingua, mai al contrario.
La storia della letteratura è piena di scrittori che non hanno usato (solo) la propria lingua madre: Joseph Conrad, Samuel Beckett, Milan Kundera, Vladimir Nabokov, Arthur Koestler... ripeto che il mio non è un lavoro di traduzione esterno, ma qualcosa che scrivo sempre io, quindi poi il giudizio sulla mia prosa inglese verrà dato esattamente come quello sulla mia prosa italiana.

Re: La differenza tra agenti letterari americani e italiani

Il mio ragionamento è che, da quello che ho capito, la tua prospettiva come esordiente con una piccola casa editrice italiana è di vendere, se ti va bene, un centinaio di copie o giù di lì. Anche se hai un libro con un buon potenziale commerciale. Con una piccola casa editrice americana indipendente, o inglese, dato il bacino di lettori enormemente più ampio con lo stesso libro in inglese mettiamo che arrivi a qualche migliaio. In quel caso, poi puoi presentarti alle case editrici italiane appunto con un libro che ha già venduto un po' all'estero, e di cui esiste già una versione in italiano.

Anche il self-publishing può essere una strada, sia in italiano che in inglese, però in inglese la concorrenza è davvero sterminata. A parte dover sostenere dei costi per realizzazione e promozione, mi sembra preferibile battere prima la strada tradizionale. Tipo la minuscola casa editrice "di quartiere" americana, quella ad esempio di una libreria, può darsi che però abbia lo stesso 20-30mila lettori super affezionati che comprano ogni suo libro solo per il marchio, contro la controparte italiana che ne avrà sì e no 200 o 300.

Queste comunque sono mie supposizioni. Un'altra cosa che voglio chiedere agli agenti americani, infatti, è se le cose stanno davvero così. Il vantaggio, rispetto a quelli italiani, è che penso ti risponderanno e magari ti daranno consigli gratis, anziché chiederti valutazioni del manoscritto a 500 euro.  

Re: La differenza tra agenti letterari americani e italiani

All'estero non voglio proporre un romanzo italiano tradotto in inglese, ma un romanzo originale scritto in lingua inglese, senza specificare che ne esiste una versione in italiano. Tanto, finché quest'ultima resta inedita, nessuno può sapere che si tratta di un adattamento. Tra l'altro i protagonisti sono italiani ma il romanzo è ambientato in USA, quindi anche come storia si presta bene.

E penso sia meglio fare la ricerca di un editore italiano/estero in parallelo perché, ad esempio, potrebbe essere molto più vantaggioso vendere tutti i diritti a una casa editrice estera, piuttosto che italiana (che ti chiederà sempre anche quelli di traduzione, dubito che ne troverei una disposta a rinunciarvi).

La scelta è motivata semplicemente dal fatto che il mercato editoriale italiano è asfittico, quindi - pur con la competizione molto più alta - è meglio tentare (anche e soprattutto) con quello anglofono dove almeno agenti e case editrici puntano a vendere libri ai lettori, anziché a mungere gli autori.

Re: La differenza tra agenti letterari americani e italiani

Ho semplicemente cercato con Google, ci sono moltissimi database e siti personali di agenti, ad esempio questo è un buon punto di partenza:

https://literaryagencies.com/list-of-li ... ry-agents/

Per l'adattamento in inglese lo sto facendo da me perché conosco abbastanza bene la lingua. Uno strumento utile in questo senso è Deepl.com, un software di traduzione automatica molto migliore di Google Translate, che per lessico, grammatica e sintassi è molto corretto e velocizza moltissimo il lavoro. Poi ovvio, devi sapere bene la lingua per apportare poi tutti gli aggiustamenti stilistici.

La differenza tra agenti letterari americani e italiani

Sto adattando il mio romanzo in inglese e, cercando agenti letterari per il mercato USA, mi colpisce la notevole differenza rispetto a quelli italiani.

Gli agenti letterari americani ti chiedono di spedire una mail con la presentazione del romanzo e le prime dieci pagine incollate nel corpo della mail. Fine. Non ne ho ancora trovato nessuno che chieda soldi per valutazioni o altro.

Gli agenti italiani, al contrario, mi sembra che ormai campino tutti spillando soldi agli aspiranti autori per costose valutazioni, editing e altri "servizi editoriali". Sembra che abbiano orrore di leggere una proposta letteraria, se prima non gli allunghi almeno qualche centone. Quasi impossibile trovarne uno a cui interessi fare il suo mestiere e basta, cioè scoprire nuove opere e rappresentarle presso gli editori senza chiedere soldi agli autori prima della pubblicazione.

Pianeti totalmente diversi, insomma.

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