Adel J. Pellitteri ha scritto: Quindi, se ne deduce che il linguaggio della poesia deve essere ricco (di riflessi) e interpretabile (soggettivamente), capace cioè di rimandare a percorsi lontani e stimolanti per ogni singolo lettore.
Ciao, Adelaide. Credo che lo si possa dire della letteratura in generale - poesia, romanzi, racconti - e derivati più recenti - film, serial e quant'altro. Se parliamo di opere che articolano e traducono storie di vita - ognuna nel proprio linguaggio - mi viene da dire che quelle che funzionano meglio, in genere, sono quelle che lavorando su un
soggetto specifico riescono poi a renderlo
oggetto, metaforizzando gli eventi e toccando emozioni che sono patrimonio comune.
Certo, la poesia è uno dei linguaggi più diretti in quanto va dritto al punto senza doversi articolare nei meccanismi narrativi che conosciamo. Perlomeno quando non si auto-ingabbia nei formalismi letterari.
Adel J. Pellitteri ha scritto: Del tuo testo, trovo riduttivo il titolo, sebbene all'innamorata sia dedicata la parte centrale e più corposa, i versi sono di per sè un viaggio
La poesia ha preso spunto da un'amica, in un particolare e delicato momento della sua vita. Il viaggio di cui parla la poesia è la vita, il soggetto sono gli approcci diversi di persone messe a confronto intorno a un evento straordinario (nel senso di sconvolgente) come l'innamoramento. L'oggetto sono le emozioni di chi vive l'evento e di chi ne è soltanto testimone e lo racconta. Desiderio, aspettativa, sofferenza, malinconia, nostalgia, rimpianto, sollievo (perché è anche possibile essere sollevati dall'aver superato certi sconvolgimenti, credo ). E' sempre vita.
Felice che ti sia piaciuta. Ciao Adelaide.