@Anglares
Ciao. Innanzitutto mi dispiace molto per la coincidenza davvero triste. Il tuo commento è toccante e se le mie parole hanno avuto in te un riscontro emotivo spero tanto sia stato più positivo che doloroso.
Anglares ha scritto: mar gen 24, 2023 10:49 amEppure tengono assieme emozioni e sfumature più grandi di un'esperienza privata. Un Lampo nel buio.
Se il rapporto con la persona che non c'è più, come dicevo, è qualcosa di troppo complesso per ridurlo a una di quelle frasi che si dicono tipo "so quello che provi" o "ci sono passato anch'io" (mi è capitato e letteralmente non ho saputo cosa rispondere) è plausibile invece che in certe altre sensazioni che riguardano più noi come individui che come parte di quel rapporto, ci si possa ritrovare per affinità di carattere, di sensibilità o di esperienza in generale.
Anglares ha scritto: mar gen 24, 2023 10:49 amPenso che un'opera creativa sia un atto umano che vive tra persone emotivamente ricettive. Qualcosa che parte da noi, del nostro essere vivi, e che gettiamo fuori di noi. A volte ci rivolgiamo a molti, a volte a poche persone, altre a una soltanto. Oggetti emotivi e emozionanti in grado di mettersi in comunicazione con le persone. E non può essere qualcosa legato alla quantità, al numero. Non si pesano le emozioni.
Per quanto riguarda l'atto di scrivere, che a mio avviso non è equiparabile ad altre forme di espressione artistica, sono arrivato alla conclusione che ci siano due modi per farlo e che siano sostanzialmente due cose diverse, con finalità diverse. C'è la scrittura come atto sociale, come mezzo per imporsi all'attenzione altrui e generalmente si pensa che la sua finalità primaria sia quella di far emergere la propria diversità e portarla allo stesso livello di quegli autori che ammiriamo e che sembrano vivere in mezzo alla gente senza timori di sorta, nella piena realizzazione della propria personalità. Quelle persone, per intenderci, che lasciano il segno. Ma i parametri con cui si misura oggi il valore di questi modelli di affermazione sociale sono essenzialmente due: il numero di persone che si è in grado di coinvolgere e di conseguenza la quantità di denaro che si è in grado di muovere. Possiamo essere bravi quanto vogliamo ma c'è un percorso e un lavoro da fare che non ha a che fare solo con il lavoro dell'autore ma anche con l'imposizione a livello di marketing del prodotto che l'autore è in grado di offrire, ovvero sé stesso. E' un percorso pienamente legittimo, intendiamoci, e di non poco valore, ma alla fine di quel percorso mi chiedo se la persona che lo ha intrapreso e portato a termine sia la stessa che lo ha cominciato.
Io penso che qui non si parli di realizzazione di sé stessi (cioè letteralmente del rendersi reali, come se diversamente non esistessimo) ma di affermarsi nella vita come succede in tutti gli altri mestieri di questo mondo. Comunque sia, questo è un modo di scrivere e cioè farlo per affermarsi in ambito sociale, e a quel punto sì che diventa giusto misurarsi con le regole imposte da chi è venuto prima, rinnovandole, rinfrescandole, creandone di nuove, ma sempre rapportandosi al contesto culturale in essere.
Poi c'è un altro modo di intendere la scrittura. Lo dico per esperienza, anzi probabilmente l'ho già detto diverse volte, ma scrivere ha innanzitutto una funzione terapeutica in quanto è soltanto nel momento in cui trasferiamo i nostri pensieri fuori dalla nostra mente che smettono di girare a vuoto e si relazionano l'uno con l'altro. E' l'unico modo che io conosco per risolvere quelle contraddizioni che sono all'origine dei nostri disagi interiori più rilevanti. E quindi scrivere per conoscersi, per conoscere il proprio modo di sentire, per capire cosa si vuole e compiere le scelte giuste che vanno fatte per tempo, prima che gli eventi prendano il sopravvento. Realizzarsi, diventare reali, sognare sapendo perché si sogna e soprattutto, per tornare al tuo commento, per trovare riscontro di sé negli altri.
Ciao Ang. Da noi si dice "tieni botta", in genere con una sfumatura di simpatia e comprensione. La vita va avanti, lo sappiamo tutti.