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Re: La verità ha gli occhi verdi

Provo a elencare gli elementi costitutivi di questo racconto breve - che a me è piaciuto forse proprio in virtù della sua leggerezza e della scarsa pretenziosità (è un complimento) - a partire dai personaggi. Dottoressa di mezza età, non dico stanca di vivere ma che accusa in una certa misura il peso della vita, annoiata dalla routine del proprio lavoro e dall'omologato panorama sociale che le sfila ogni giorno davanti agli occhi; sicuramente una persona pratica, poco incline all'idealizzazione e ai romanticismi di ogni età; non una persona pessimista ma nemmeno ottimista, con la buona capacità di osservazione che hanno tutte le persone con i piedi per terra e una buona dose di vissuto (e forse di sofferto); una persona disincantata, ma che ancora possiede la curiosità necessaria per conoscere meglio uno sconosciuto, una donna che possiede senza dubbio un buon potenziale empatico. Uomo anziano ai margini del contesto sociale, o perlomeno della sua parte attiva, che dispone del tempo necessario per annoiarsi, probabilmente (ma è poi così brutta la noia? Io a volte la trovo estremamente rilassante e rigenerante), ma anche quello per guardarsi attorno e pensare, e perdere giornate intere nella contemplazione di un quadro; un uomo tranquillo, credo, avvezzo alla solitudine ma ancora sintonizzato sul vivere altrui, sul quadro generale, cioè sulla Vita. Terzo elemento: la scena, i quadri. L'unico appunto che mi sento di muovere al testo è quello che avrei speso qualche parola in più per introdurli meglio, cioè per rendere in merito edotto il lettore, cosciente dell'importanza della scena ai fini della narrazione e curioso di sapere in che modo vi interagiscano i personaggi, il tutto prima che il vecchio cominci a parlare dei quadri, ovviamente. Per il resto, ripeto, a me è piaciuto. Non è che ogni cosa che scriviamo debba necessariamente trasmettere un concetto, o un messaggio o una morale al lettore (e comunque il racconto trasmette anche questo). Può tranquillamente e semplicemente fotografare una scena, creare un'atmosfera, lasciare un'impronta emotiva nei personaggi e in noi che leggiamo, e tutto questo il racconto lo fa. Sono sicuro che la dottoressa ritorni al suo lavoro, dopo la conversazione, con uno stato d'animo diverso, in positivo, stanchezza e noia momentaneamente dissipate dalla bellezza di quei quadri (o dalla rinnovata capacità di guardarli) che ha sempre avuto intorno ma ai quali non ha mai prestato l'attenzione necessaria forse proprio perché troppo concentrata sulla propria stanchezza e sulla propria noia. Quasi un paradosso. In questo senso il racconto possiede anche un suo messaggio etico.
Grazie della lettura @Domenico S. Alla prossima.  :super:

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