maxgiglio ha scritto: Spero di averti aiutato e di non essere stato troppo cattivo.Certo che no, anzi fai bene. Quello che posso dirti, come ho detto anche ad Alberto, è che sono in una fase in cui sto leggendo una quintalata di libri sulla seconda guerra mondiale e questo racconto è un po' una conseguenza. Ma lungi da me scrivere racconti storici, non è una cosa in cui riesco.
Per il resto ti ringrazio, @maxgiglio, per la tua analisi accurata, per i suggerimenti anche se questo
maxgiglio ha scritto: Mi è venuto in mente un aggettivo per la tua storia: sincopata. Non è sicuramente il termine corretto, ma disegna un racconto fatto di singhiozzi (e si può singhiozzare sia di gioia che di dolore).in realtà lo prendo come un "obiettivo riuscito". Che sia un risultato buono o cattivo, mi sto allenando per trasmettere il sentimento del racconto a partire dalla stessa narrazione. Volevo che questo racconto fosse una difficile scalata nella vita, in un certo senso... È una cosa che ho visto in alcuni racconti/romanzi e vorrei allenarmi a farlo.
Il resto lo apprezzo molto e ci penserò su per una prossima revisione. Specifico solo una cosa
maxgiglio ha scritto: Nel 1943 si parlava già di campi di sterminio?in realtà gli alleati non erano all'oscuro. Per dire, Chaplin nel 1940 ha fatto una parodia ("il grande dittatore") in cui si parla di campi di concentramento, dà l'idea che si tratta di cose più note di quello che sembra. Tra l'altro, ho visto questo film su Rai Play di recente, non so se c'è ancora.
Grazie ancora e alla prossima lettura.
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