Nel sogno, Sara si poggiava una mano sulla pancia. Il mare era anche lì, che urlava. Le urlava nella pancia. Era un bambino, e urlava più di quanto suo figlio non avesse mai fatto.Mi piacciono meno gli elenchi numerici all’inizio e alla fine, anch’io li trovo poco significativi, non aggiungono e non tolgono niente, pertanto li ritengo superflui.
Il racconto, a mio parere, si fa apprezzare più per il tono suggestivo, fra l’evocativo e il malinconico, che per il messaggio, ipotetico o reale che sia. Quello che mi rimane più di tutto, alla fine della lettura, è la voce narrante, in cui mi sembra quasi di sentire il moto ondeggiante del mare che è il vero protagonista del racconto.
Ciao, @Edu, alla prossima!