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Re: [Caronte] Pagine di mondi

Poeta Zaza ha scritto: mar gen 26, 2021 8:11 pm Pagine di mondi

Racconto migrato:
L'ultimo arrivato
Racconto commentato:
Un altro addio

Il compagno di scuola è un africano,
da dove viene? viene da lontano;
le mani nere sopra il foglio bianco,
cerca di farsi piccolo nel banco.
Ma poi si sblocca e usa le matite
come un rustico, rozzo cacciavite;
tira i capelli alla capoclasse
ma strizza l’occhiolino alle ragazze.
Quel giorno che i suoi denti erano neri
brillavano all’unisono i pensieri;
ancora nelle mani il pennarello,
capivo che il mio amico è proprio bello.
Pur se venuta da una bocca strana,
sai mamma! ...lui la voce l’ha italiana!


C’è una novità a scuola: a un mese dall'inizio, è arrivato un nuovo compagno. È alto come me, cioè molto, dato che sono nell’ultimo banco.
E infatti ce l’ho vicino io.

È passato un mese e siamo amici. Voglio dire che anche con gli altri vado d’accordo, ma con lui mi faccio più del ridere e quindi sto più bene.

Ciao @Poeta Zaza , forse per commentare bene il tuo racconto dovrei sapere a che età ti riferisci. Credo che queste due espressioni sopra "più del ridere e più bene " tu non le abbia messe a caso, ma perchè magari volevi avvicinarti al modo di parlare di un bambino. Solo che il resto
del discorrere è troppo vicino a quello di un grande, e quindi quello che secondo me manca, è il senso dell'unità e il carattere, cioè non sento parlare un bambino qua.


Le apriva al massimo, distanziando più che poteva tutte e cinque le dita, di tutte e due le mani.

Un bambino che sbaglia a dire meglio non può dire distanziando.

Poi mi guardava di sottecchi e le girava, per farmi vedere che sotto erano rosa.

E nemmeno di sottecchi.

Sono solo due esempi. Per il resto, è bello sentir parlare di amicizia pura un bambino, specialmente quando dice che preferisce il nome etnico a quello solito. Anche se la dicotomia rimane perchè le poesie sono quelle di un adulto, trovo che qui il contrasto sia bello e renda possibile la lettura da parte di un adulto e un bambino insieme, una volta portato il racconto in linea con il linguaggio di un bambino.



Io gli spiego i miei prati
verdi d’erba
che aiuta
il rivoltarmi
come zolla lanciata
a spirale:
coricato,
mani e piedi
allungati

al massimo ,
dal declivio sul ciglio
alla valle;
tra le braccia il mio viso
a parare
del terreno gli sbalzi
e alla fine
da quell’esercizio rapito
soddisfatto mi spazzolo
un po’
i fili d’erba attaccati
ai vestiti
e risalgo il versante e riprovo.



Lui mi spiega
le sue giraffe - i leoni, i ruggiti
da gelarti il sangue di striscio
(senti dire dai grandi)
le sue dune e i granelli
di sabbia:
grandi numeri come le stelle;
ci sprofondi al ginocchio
e ti sferza e ti sforza
il cammino
ché la duna ti afferra
nei piedi,
non si lascia saltare;
e la notte
(senti dire dai grandi)
quello spazio di cielo ti parla
di misteri in abissi di luce.

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