ivalibri ha scritto: come diceva Aristotele l'uomo è un animale sociale e questa nostra dimensione dello stare al mondo non va dimenticata. Possiamo metterla di lato, ignorarla, ma anch'essa vuole la sua parte. Non so come dire, ma se mettere la società davanti all'individuo genera mostri, anche fare il contrario non è esente dallo stesso pericolo. Ci vuole un equilibrio tra i due aspetti.
Si può andare anche oltre, se vuoi. L'uomo non è solo
politikòn zôon, come insegna lo Stagirita, ma è molto di più. Uno dei crimini più gravi commessi dalle ideologie totalitarie del '900 fu quello di negare agli uomini ogni partecipazione al
sacro, riducendo l'intera esistenza ai suoi aspetti materiali e l'orizzonte di speranza all'avanzare della società nella storia, in nome di ideali puramente terreni. Marx considerava la religione "oppio del popolo" (tutto al singolare nell'originale), ma le parate sulla Piazza Rossa e le terrificanti coreografie naziste di piazza Luitpoldhain a Norimberga svolgevano, di fatto, lo stesso ruolo delle processioni religiose. Non è certo un caso che preti e pastori siano stati perseguitati sia dai nazisti che dai comunisti (in Italia non fu altrettanto facile cancellare la tradizione cattolica). Anche le ideologie totalitarie sono religioni, a modo loro.
L'uomo, però, trovandosi inevitabilmente al cospetto dell'ignoto e della morte, nonché di forze ed eventi su cui non ha alcun controllo, fatica ad accettare il suo destino di particella insignificante di un organismo più grande che lo usa e poi lo sputa. È insito in noi un anelito, conscio o inconscio, verso qualcosa di più grande della Nazione o del Partito. Qualcuno direbbe verso l'infinito. Questo anelito, nessuna conquista territoriale o materiale potrà mai soddisfarlo. Nei Paesi del blocco comunista, non appena è crollata la dittatura sovietica la gente è corsa a riempire le chiese. Lo stesso Putin si serve abilmente della complicità della Chiesa ortodossa, da sempre collusa con il potere, per i suoi scopi.
L'idea cristiana che ognuno di noi è unico e insostituibile agli occhi di Dio ha molto più fascino ed è molto più consolatoria di quella marxista-leninista secondo cui dobbiamo ritenerci soddisfatti se abbiamo servito la causa della nostra classe e del Partito e magari abbiamo ricevuto pure una medaglietta per questo. È chiaro che tale mancanza di
orizzonte di senso affligge allo stesso modo le nostre società capitalistiche, consumistiche e ultra-secolarizzate, dove il culto pagano del denaro e del successo sostituisce quello della Nazione e del Partito.
Al di là di qualunque confessione religiosa specifica, quello che manca a tutte le società materialistiche e secolarizzate, che siano capitalistiche o comuniste, è l'
idea di sacro in quanto tale, quell'idea che rimanda a qualcosa d'altro e maggiore di noi. Rudolf Otto ha battezzato tale sentimento il
numinoso, qualcosa che lui considerava esistere "a priori", indipendentemente dalle forme istituzionalizzate della fede (
Das Heilige, 1917). Forse, se Marx avesse avuto la possibilità di leggere Otto (cosa impossibile, visto che quest'ultimo è posteriore di mezzo secolo), avrebbe capito che la sua rivoluzione era destinata al fallimento.