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Re: Vivere di scrittura (e di ciò che ci gira intorno)

Cheguevara ha scritto: Come al solito, sono un vecchio brontolone: con questa moda degli E-book, cosa lasceremo a figli e nipoti? E cosa ne sarà di milioni di testi nel caso che il sistema informatico dovesse andare in tilt? Le pergamene e la carta stampata hanno resistito all'usura del tempo per millenni: c'è qualcuno in grado di assicurare che hard disk, CD, chiavette USB e qualsiasi altro strumento informatico venga inventato in futuro, resisteranno e saranno leggibili altrettanto a lungo? 
Da un semivecchio brontolone: hai perfettamente ragione. Conosco chi ha digitalizzato l'archivio musicale della Scala negli anni '80 e '90, e già oggi si pone il problema dei supporti, della conservazione, della fruibilità compatibile con device moderni ecc.
Potremmo fare i due vecchietti del Muppet Show che dicono cattiverie dal balcone, sono i miei personaggi preferiti :)

Re: Vivere di scrittura (e di ciò che ci gira intorno)

Fabioloneilboia ha scritto:  Come in tutte le cose ci sono librerie e librerie. Spero sopravvivano, perché qui a Napoli molte stanno chiudendo.
Purtroppo temo sia un processo inevitabile. Gli italiani leggono poco, e anche chi legge molto compra online: chi è senza peccato scagli la prima pietra...
Anche perchè oggettivamente spesso in librerie anche grandi, non si trovano i testi che cerchi, o li devono ordinare (e allora tanto vale online).

Re: Vivere di scrittura (e di ciò che ci gira intorno)

Wanderer ha scritto: Mi sembra che la discussione si sia impantanata su una questione piuttosto secondaria (in quanto rara). Provo a tornare in topic. 

Allo stato attuale, per gli autori non "big", quelli che non percepiscono anticipi, o comunque anticipi rilevanti, l'unico modo per sbarcare il lunario attraverso la scrittura è dato dalla traduzione, in quanto - salvo imprevisti - si viene pagati in anticipo e a cartella. A differenza della correzione di bozze e altre attività che girano intorno alla scrittura, la traduzione letteraria (ma non quella tecnica) è equiparata dalla legge alla scrittura creativa, e in quanto tale rientra nel regime fiscale del diritto d'autore: il traduttore letterario può percepire qualunque importo senza dover aprire una partita iva. Tuttavia, anche in questo campo la strada è sempre più in salita e irta di ostacoli, e ci sono sempre più editori che approfittano degli esordienti, quelli che accettano di essere pagati la miseria di 3-4 euro a cartella, facendo in modo che ci sia un'offerta sempre più al ribasso e di qualità inferiore, a danno dei lettori. 
Concordo e condivido. Vivere di scrittura è cosa per pochi: bravi, fortunati o ben introdotti? Che importa. Quel che conta è il dato di fatto. Se per qualche ragione diventi un personaggio pubblico, puoi farlo, altrimenti no. A tutti gli altri, me compreso, non resta che timbrare il cartellino (almeno quelli che hanno la fortuna di avere un lavoro), o spaccarsi di traduzioni. Pubblicare col piccolo editore serio, merce rara, certo non ci paga le bollette della luce o i bollini della pensione. E' semplicemente uno stimolo a non mollare. In fondo chi scrive fa il mestiere più bello: vive molte realtà.

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