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Re: [CC23] Lòm a Mêrz - Strega

Silwerwillow, grazie del passaggio e dei consigli utili. 

Rispondo ad alcune delle tue osservazioni.
Silverwillow ha scritto: mer mar 08, 2023 12:24 amPoco sopra si dice che è la sorella gemella, quindi dovrebbero essere identiche. Non capisco bene come una sia bella e una brutta. Io le presenterei come solo sorelle,
Capisco la tua perplessità...i gemelli omozigoti effettivamente condividono lo stesso patrimonio genetico e sono identici. 
I gemelli eterozigoti invece no, non hanno lo stesso patrimonio genetico perché nati da due gameti differenti e le loro somiglianze fisiche sono quelle che possono esserci tra due fratelli. Quindi possono essere anche molto diversi tra di loro. 
Ricordo bene come nella mia classe ci fossero due gemelli eterozigoti, maschio e femmina: non si somigliavano per niente a livello fisico.
Ho conosciuto anche due gemelle eterozigote, entrambe femmine: una nata "sana", l'altra con una anomalia dei cromosomi sessuali che ne ha bloccato la crescita (quindi è molto più bassa della sorella), non ne ha permesso lo sviluppo puberale se non tramite terapie ormonali sostitutive (la gemella "sana" ovviamente si è sviluppata normalmente) e ha tutta una serie di caratteristiche fisiche e problemi fisici dati dalla anomalia genetica, che la gemella ovviamente non ha e che la rendono poco attraente per i canoni di bellezza attuali.
Ecco, mi sono ispirata un pochino a loro due per questo mio racconto.

Silverwillow ha scritto: mer mar 08, 2023 12:24 am
E, di nuovo, non abbiamo la madre dell'anno  :rolleyes:   
Perché, tua madre non te l'ha mai detta una frase come questa? 🤔 La mia lo diceva sempre...
Silverwillow ha scritto: mer mar 08, 2023 12:24 amL'odore di ammoniaca un po' mi ha confuso, perché non lo associo ai biscotti. Forse è parte di qualche ingrediente (non ne ho mai preparati, quindi ammetto che sono molto ignorante)
L'ammoniaca per dolci è un agente lievitante che già le nostre nonne utilizzavano per fare i dolci (almeno la mia). Si trova ancora in po' dappertutto nei supermercati e durante la cottura sprigiona un odore molto forte, che evapora una volta sfornati i biscotti.


Per il resto ti ringrazio dei consigli e degli apprezzamenti!

Re: [CC23] Lòm a Mêrz - Strega

Ehilà strega! 
È molto connotato a livello geografico il tuo racconto, ma nonostante questo non ho idea di chi possa essere la penna che ci sta dietro. Direi una donna. Forse Canis? Faccio il suo nome giusto perché è un utente che conosco poco e non credo di avere mai letto nulla di suo.

Comunque... concordo con chi dice che trae ispirazione dalle leggende contadine e dalle storie che i nonni di una volta raccontavano attorno al fuoco.

Segnalo anche a te qualche refuso:
Sira ha scritto: dom feb 26, 2023 3:18 pmRayan, il marocchino della tua classe?"
"È tunisino" bofonchiò Mara.
"No. Ryan, quello biondo di 5ª B"
Ti è scappata una a in più nel primo "Ryan"
Sira ha scritto: dom feb 26, 2023 3:18 pmAmbra, la sua amica,a dormire a casa nostra".
Dopo la virgola ci va lo spazio 
Sira ha scritto: dom feb 26, 2023 3:18 pmTu trucchi un po' e
Ti trucchi.

Però,  diciamo che sono sviste.

I dialoghi sono apprezzabili, per quanto riguarda le descrizioni invece, forse non sono il tuo forte. Non so... A volte mi sembrano limitate al minimo indispensabile, creando uno stile molto sintetico  Ma magari è voluto.

Quello che mi è piaciuto di meno è stato il finale. Forse potevi dare un po' più spazio alla scomparsa di  Gaia, come se avessi avuto troppa fretta di concludere. 

Una'altra cosa mi ha lasciata perplessa di questo racconto: ma la maschera?  dov'è?

A parte questo direi una lettura gradevole. A rileggerci.

[CC23] Lòm a Mêrz - Strega


Traccia n. 2 - Luci nella notte
Boa: deve comparire almeno una maschera
Titolo: Lòm a Mêrz
.
Mara varcò il cancello della scuola a testa bassa, i riccioli rossi e spettinati le coprivano gli occhi.
"Tua sorella dov'è?"
La bimba indicò una biondina, dai capelli lunghi e vaporosi, che si era attardata a parlare con alcune compagne.
"Gaia, amore! Andiamo, che fai tardi a danza!"
Gaia salutò le amiche e raggiunse la madre e la gemella, saltellando. Irene abbracciò la figlia e le tolse lo zaino dalle spalle. Si avviarono entrambe verso la monovolume bianca, parcheggiata in doppia fila. Mara le seguì guardandosi la punta delle scarpe.
"Com'è andata oggi, tesoro?"
"Bene! Sai, mamma, che per San Valentino Ryan mi ha dato questo?" disse Gaia mostrando un bigliettino con Topolino su uno sfondo di cuoricini rossi.
"Rayan, il marocchino della tua classe?"
"È tunisino" bofonchiò Mara.
"No. Ryan, quello biondo di 5ª B"
"Ah, il figlio del dottor Zorzi. Che bello amore! Sai che anche la mamma alla tua età ha avuto il primo fidanzatino?"
"Mi ha regalato anche due cioccolatini."
"E tu?"
"Ho detto grazie ma non li ho mangiati".
"Brava! Lo sai che non devi ingrassare se vuoi fare la ballerina."
"Tu, invece?"
Mara si strinse nelle spalle.
"A lei nessuno regala niente, perché è brutta!" Gaia le sorrise beffarda, i denti dritti e bianchissimi.
"Non è vero!" La bimba tirò su la testa di scatto, rischiando di fare cadere gli occhiali, che le oscillarono sulla punta del naso.
"Non te la prendere. Al mondo non ci possono essere mica solo i belli." Irene partì e si immise nel traffico cittadino.
***
L'odore di ammoniaca, di cui si era riempita la cucina di nonna Leta, saliva su per il naso e le solleticava le narici.
"Nonna, quanto ci vuole ancora?"
Ancora una decina di minuti. Quando cominciano a diventare dorati, è ora di toglierli."
Mara si accovacciò sul pavimento, davanti al forno. Le piaceva osservare la cottura dei biscotti, le dava un senso di calore e di tranquillità.
"Com'è che Gaia non è venuta neanche oggi?"
La bimba tirò su con le spalle.
"Aveva di nuovo gli allenamenti di danza. E poi stasera viene Ambra, la sua amica,a dormire a casa nostra".
"E tu,le tue amiche non le inviti?"
La nipote tirò di nuovo su le spalle.
"Va là che voi due siete gemelle proprio per modo di dire. Siete uguali come il giorno e la notte."
Il forno emise un trillo e nonna Leta aprì lo sportello. L'aroma dolce dei ravioli di carnevale, ripieni di marmellata e saba, si sparse per tutta la stanza.
"Ne abbiamo fatti un sacco!" disse la bimba guardando le due teglie messe a raffreddare.
"Se mai li porti a scuola domani, che è martedì grasso. La fate la festa?"
"Sì, le ultime due ore".
"Allora ti riempio un vassoio, così li porti ai tuoi compagni".
Mara arricciò il naso e mostrò gli incisivi troppo sporgenti.
"Non lo so se li meritano, sono antipatici".
"Come sei anche te, però…Saranno mai tutti antipatici?"
"Sì. Mi prendono in giro".
"Come mai?"
"Perché sono la più bassa. Quando mi siedo, a scuola, mi tirano via la sedia da sotto il culo e mi fanno cadere per terra. Dicono che sono così nana che la differenza non si vede."
"L'ha rason la burdèla!" intervenne nonna 'Nita, dal salotto. "Hai ragione, nanì, i dolci vanno offerti solo a chi ci tratta bene."
"Mamma, per piacere non ti ci mettere anche te!" la riprese Leta."Mara, non dar retta alla bisnonna. Piuttosto, portali alla festa e sorridi, non tenere sempre il muso. Chissà che non ti fai anche tu qualche amica".
Mara mise su proprio quel broncio che la nonna le rimproverava.
"Senti, ma da cosa ti vesti domani?" Leta cercò di cambiare discorso.
"Da niente. Sono già brutta così".
"Ma sì, ci manca solo che vai a una festa di carnevale senza costume. Perché non ti vesti da strega? Un po' lo sei." sorrise la nonna.
"O se no…puoi travestirti da Borda." intervenne ancora la bisnonna.
"Cos'è la Borda, bisa? la bimba raggiunse nonna 'Nita vicino al camino.
"Eh, la Borda è un po’ come una strega, ma…"
"...Mamma, non mi sembra proprio il caso di parlare di queste cose alla bambina." la interruppe Leta. "Mara, un vestito da strega andrà benissimo. Te lo faccio io oggi pomeriggio. Tu trucchi un po' e metti una gonna e un fazzoletto in testa, come quelli che porta nonna 'Nita. Poi prendi una scopa di saggina e hai già fatto il costume. Che ne dici?"
Mara annuì.
"Posso dire a mamma che dormo qui stasera? Così domani mattina mi aiuti tu, a travestirmi".
***
La legna ardeva nel camino, facendo scoppiettare le braci e illuminando il salottino di una luce calda e accogliente.
'Nita guardò fuori dalla finestra. La nebbia stava scendendo e si preparava a ricoprire i campi con una coltre fitta e spessa. Distolse lo sguardo e riprese a sbucciare l'arancia che aveva in mano. Nel mentre, cominciò a canterellare:

Ninàn, ninàn, la Borda
la liga i bei babèn cun una côrda.
Cun una côrda e cun una curdella,
la liga i bei babèn pu la i asserra,
cun una côrda e cun una ligazza,
la liga i bei babèn pu la i amazza"

"Cosa canti, bisa?" Gaia si avvicinò, scuotendo la chioma bionda.
"Una filastrocca di quando ero bambina".
"La Borda, che cos'è?" le raggiunse Mara.
"Non dovete fare i compiti, voi altre?"
"Già fatti".
"È tipo una strega, vero?" chiese Mara, pallida e seria.
La bisnonna buttò le bucce nel camino e cominciò a dividere l'arancia a spicchi.
"Più o meno. Guardate fuori, lo vedete che nebbione che sta venendo giù?"
"Che c'entra?"
"C'entra, perché è in giornate così, con una nebbia che non si vede niente, che la Borda arriva."
"E cosa fa?"
'Nita si incupì.
"Non uscite mai da sole la sera nelle giornate come oggi, bambine. Di giorno va bene, ma appena comincia a fare buio rientrate, mi raccomando. Se c'è la nebbia tornate subito a casa. E soprattutto state lontane dai fiumi e dai fossi."
"Perché?"
"Perché i bambini che si avvicinano troppo all'acqua, se non stanno attenti, la Borda se li prende".
Sul viso di Mara passò un'espressione di sgomento.
"E poi?"chiese la bimba con un filo di voce.
"Poi li ritrovano al mattino, con la faccia nell'acqua e sul collo i segni della corda che la Borda usa per strangolarli."
Gaia scoppiò in una risata nervosa.
"Le streghe sono solo un'invenzione. E neanche la Borda esiste!'
"E tu come lo sai, metti che esci e te la ritrovi lì davanti?" replicò la sorella.
"Mamma, la smetti di spaventare le bambine con queste storie?" La porta d'ingresso si aprì e nonna Leta entrò, portando a fatica un gran cesto pieno di sterpi e ramaglie.
"Sono per il camino?" chiese Mara.
"No. Io e il nonno li stiamo raccogliendo da portare in chiesa, per la fogarina di sabato sera."
"Possiamo venire anche noi?"
***
"Dài, mangia lì, che sei magra come un chiodo".
Nonna Leta indicò il piatto di Gaia, ancora mezzo pieno. Aveva mandato giù, di mala voglia, quasi metà del petto di pollo. Ma le patate fritte non le aveva proprio toccate.
"Se non ti sbrighi a finire facciamo tardi per il Lòm a Mêrz."
Irene nel primo pomeriggio aveva lasciato le gemelle, particolarmente su di giri, nel vialetto del vecchio casolare di campagna.
Persino Mara aveva una vivacità e una parlantina che non le erano usuali.
Gaia invece, all'inizio entusiasta per la festa, sembrava inspiegabilmente avere cambiato idea.
"Io non voglio venire!" esclamò posando la forchetta.
"Come mai?"
"Perché no. Posso restare qui con nonna 'Nita?"
"Ma ci mancherebbe. Se non vuoi più mangiare dammi qui, si vede che non hai fame" ribatté Leta togliendo il piatto. "Però vai a prepararti. Vai in bagno, se devi andare, ma fai presto che Mara e il nonno sono già pronti."
Mezz'ora dopo uscirono di casa, Gaia contrariata e Mara che non stava nella pelle dall'eccitazione.
Guidati solo dai fari delle poche auto di passaggio, costeggiarono l'argine del fiume Savio fino alla chiesa. La nebbia era più fitta che mai.
***
Al centro del piazzale antistante alla chiesa, la pira spandeva già il suo fumo denso, sprigionando fiamme che salivano a illuminare il buio della sera.
Mara fu subito a suo agio tra il vociare dei paesani, riuniti attorno al fuoco, e l'odore pungente del vin brûlé.
Sedette vicino alla sorella, su una delle sedie di legno messe a disposizione dalla parrocchia, mentre l’orchestra attaccava "Romagna Capitale"
"Cos'hai?" chiese "È tutta la sera che non dici nulla."
Gaia rimase un po' in silenzio a guardare la fogarina, poi parlò:
"Pensavo alla Borda. E se, quando torniamo a casa, esce fuori dalla nebbia e ci prende?"
"Ma non eri tu quella che non ci credeva?" sorrise Mara. La fiamma baluginò di luce rossa sul metallo del suo apparecchio ortodontico.
"Bah…in ogni caso tu non hai nulla da preoccuparti." rispose Gaia, piccata.
"Cioè?"
"Ricordi la filastrocca che ci ha insegnato nonna 'Nita?"
"Sì"
"Dice che la Borda prende i bambini belli e li lega con una corda, poi la stringe per ammazzarli. Quindi a te non ti rapirebbe di certo, brutta come sei." concluse, un sorriso cattivo sulle labbra perfette.
Mara si alzò di scatto, prese una pigna e la gettò nel fuoco esprimendo in silenzio un desiderio.
***
"Bimbe, volete la torta?" Nonno Sante si avvicinò, la sigaretta tra le labbra.
"No, niente carboidrati dopo le dieci di sera" disse Gaia.
"Tu?"
"Sì, grazie nonno."
Sante tornò, cinque minuti dopo, con una fetta di crostata gigante. Mara la addentò, sotto lo sguardo severo di sua sorella.
"Non hai paura di ingrassare?"
La bambina fece "no" con la testa, le guance piene di frolla.
Gaia la guardò mangiare, tra lo schifato e l'invidioso.
D'un tratto Mara si sentì tirare per la manica del giubbotto.
"Guarda! Ma non è nonna 'Nita quella?" le sussurrò la sorella, indicando un punto tra i campi, oltre la chiesa.
"Dove?"
"Laggiù in fondo, non la vedi? Col fazzoletto in testa. Che ci fa qui? E poi, perché ha quella specie di fune in mano?"
Mara sistemò gli occhiali e cercò con lo sguardo il punto segnalato da Gaia.
"Io non vedo niente…ma dove vai?"
"Vieni, andiamo da lei!"
"Ma dove? Non c'è nessuno!"
Gaia si alzò dalla sedia e si avviò nella direzione indicata poco prima.
Nessuno, a parte la sorella, la vide allontanarsi fino a sparire tra la nebbia, in direzione del fiume Savio.
La fogarina illuminava il paese a giorno, viva come non mai, mentre Febbraio cedeva il posto a Marzo.

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