massimopud ha scritto:
Concordo con i sostenitori di una Riforma radicale: noleggiamo un pullman e andiamo ad affiggere 95 Tesi sul portale della cattedrale della Crusca.
La mia è questa: abolizione della Q, lettera assolutamente inutile: cuadro si pronuncia esattamente come quadro; accua esattamente come acqua; soqquadro è la parola più assurda dell'intero dizionario.
Mettiamo finalmente a soccuadro cuesto alfabeto anticuato, liberiamo tasti utili per altri simboli ben più pregnanti (ad esempio la cuaglia o il fagiano, che io propongo da anni come alternative a cuella melensa chiocciola).
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]
[/font]
Capisco che la cosa susciti risate, lazzi e frizzi, ma la lingua, come m'insegni, è la parte principale della cultura di un popolo. Al secondo posto c'è la religione, ma qui non ce ne occupiamo. Già il solo parlar di lingua ł'è una roba pesante.
Una riforma ortografica c'è già stata in Italia durante il Ventennio. Un'altra (ma forse dovrei dire "la stessa") ha colpito la Sicilia e, come al solito, non se n'è accorto nessuno oltre la Sila. Ne ho accennato qualcosa sopra. Poiché bisognava evitare cose straniere, a noi Siciliani ci hanno proibito di usare la X. La usavamo per indicare il suono "sc" di "scena". Per capirci, il cognome del Maestro Leonardo Sciascia lo scrivevamo "Xiaxia". Poi ci hanno detto: "Ah regà, mo basta co 'sta X! Dovete scrivere 'sc' come tutti gli Italiani". E lo abbiamo fatto senza problemi. Oggi nessun siciliano scrive "Xiaxia" in italiano. Nemmeno io, che scrivo "Sciascia" in italiano, ma mi riservo il lusso di pronunciarlo "alla siciliana" come ultima forma di resistenza passiva non-violenta, solo linguistica, alle dittature; le quali, quando si issano lassù, la prima cosa che fanno è incidere sulla lingua (vedi Birmania/Myanmar). A ulteriore conferma che la lingua è una roba pesante. La X però sopravvive nei toponimi e nei cognomi. Sopra ho messo l'esempio di Sant'Angelo Muxaro (che pronunciamo
musharu) e di Craxi, che in italiano si pronuncia
Kraksi, mentre in siciliano
Crasci. Ora mi viene in mente anche Calascibetta (EN), che in origine era Xibetta, e tuttora gli abitanti si chiamano Xibetani.
In finlandese hanno importato dall'inglese la parola "sexy", ma la scrivono secondo la loro grafia ("Seksi"). Guarda qua, se ti va:
https://www.youtube.com/watch?v=Wlk4ulVs-2M
Io non propongo una riforma radicale, ma solo qualche limitato aggiustamento qua e là.
Per esempio, propongo di affiancare "penso ke" a "penso che", così posso andare d'amore e d'accordo a braccetto con Marcello senza tema (nessuno dei due!) di essere preso per 'gnurant. Parleremo e non sentirò differenza quando diciamo "penso che/ke". Sui suoi libri troverò "penso che" (mentre sui miei ci sarà scritto "penso ke") e ti garantisco che non gli telefonerò per dirgli che non lo capisco.
Ora, noi ci siamo adeguati a "sc" invece di X. Ma davvero gli Italiani in genere non possono adeguarsi alla doppia forma "penso che/ke"?
Le riforme ortografiche si fanno tranquillamente in tutto il mondo e mi pare che nessuno sia morto per questo. Negli anni '30 del Novecento, in Somalia per legge sono addirittura passati dall'alfabeto arabo a quello latino. Il risultato fu che le generazioni più avanti con gli anni continuavano a usare l'alfabeto arabo (e nessuno gli diceva niente), mentre i giovani scrivevano A B C D ecc… :)
Comunque una riforma ortografica è di fatto già in atto. Basta vedere come il Treccani online, il DOP e altri trattano le Z (/ts/ o /dz/). Guarda qua:
https://www.treccani.it/vocabolario/lazzo2 .