Marcello ha scritto: partendo dal gaelico che risente degli influssi dell'aramaico... e facendo riferimento al dialetto algonchino... il cui substrato affonda le radici nella parlata catanese del Quattrocento... bla bla bla...
[OT]
Ieri sera pensavo a te. Mia sorella mi ha chiesto perché mia zia italoamericana dice "Polaccherìa" invece di "Polonia". Lei parla il siculish (contrazione di siculo-english) e dice "giobba" per "lavoro", "carro" per "automobile", "iarda" per "giardino" e così via. Mi ha chiesto anche l'origine delle parole "Polonia" e "polacco". Ahah
non sai che goduria passare dal protoindoeuropeo al protoslavo, ma ho raggiunto il culmine dell'eccitazione quando ho pronunciato la parola "slavonico". Lì ho proprio sbavato di piacere
"Aramaico" non mi è capitato di dirlo, ma "sanscrito antico" e "gaelico irlandese" (che tra l'altro è lingua ufficiale dell'UE) sì
A Turku (Finlandia), in un posto bellissimo, sul fiume Aura (Aurajoki), accanto al consolato italiano, hanno aperto un negozio di arredamento dal nome "diivaani". Sempre a Turku, a Kauppatori (la piazza dove fanno il mercato settimanale), c'è un chiosco di gelato italiano e sopra c'è scritto a caratteri cubitali "pappagallo".
La mia ex finlandese mi ha detto che l'aveva aperto un "Italian guy from Catania". Aaaah, le ho detto che pappagallo era la traduzione dell'inglese "parrot". Allora lei mi ha chiesto: "Why in inglese si dice parrot?". Ehm… questa è difficile ma gliel'ho detto. C'entra la Guyana, in Sudamerica. Che godimento!
Quasi quasi lo spiego anche a te
ma evito sennò mi svieni sulla tastiera
[fine OT]
Poeta Zaza ha scritto: Copio dalla Treccani:
sulle vocali finali delle parole tronche, ove l’accento grafico in italiano è obbligatorio, si può trovare l’accento grave o l’accento acuto: l’accento grave si colloca su a, i e u (per esempio in parole come verità, così, virtù) e sulla o, che come vocale finale di parola tronca è sempre aperta (può, andò, però);
la e, invece, può essere aperta o chiusa anche in fine di parola tronca: si hanno, quindi, a seconda delle parole, l’accento acuto (per es., perché, finché e congiunzioni simili, sé, né) o l’accento grave, come nel caso dei noti esotismi di antica acquisizione caffè e tè
Grazie per la risposta, cara
@Zaza!
Però non coglie il punto. Il mio problema è sulla I e sulla U perché sono sempre chiuse. So che le E e le O possono essere chiuse o aperte (è é ò ó). Tra l'altro la ó manca sulla tastiera italiana, eppure è una vocale italiana, mentre
ç, che non fa parte dell'alfabeto italiano, c'è.
Ecco, scrivere "così" è come scrivere "veritá" (felicitá, serenitá, realtá…). Noi scriviamo "verità" con la à (e non con la á) perché la A in italiano è sempre aperta. E per la I, che è sempre chiusa, non vale? Perché "veritá" no, ma "così" sì?
Inoltre io non parlavo solo di parole tronche, ma anche di "scabordío", "crepitío", "cinguettío"…
Nemmeno "Cefalù" e "Barbablù" sono tronche. E allora perché Cefalù e non Cefalú?
In spagnolo è ammessa solo la í e non la ì. Vedi colibrì/colibrí.