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Re: Titolo del libro

Wanderer ha scritto: trovare sin dall'inizio un buon titolo è sicuramente un miglior biglietto da visita dell'opera con lo stesso editore. Quindi - e qui mi rivolgo a @dyskolos - non trascurerei l'importanza di questo aspetto. 
Non la trascuro, anzi ci penso sempre. Sono fiducioso che troverò il titolo giusto. Nel mio caso, non vorrei "spoilerare" troppo nel titolo, tuttavia qualcosa vorrei dirla. È una questione di equilibrio.

Re: Titolo del libro

ioly78 ha scritto: @dyskolos, stesso mio dubbio amletico! Il titolo è un incubo. Sono inchiodata, al palo, priva di idee e piena di domande a cui non riesco a dare risposta. Tradire il lettore? Indurlo a credere che stia comprando fragole, e invece poi sono patate!? (Lo so, esempio mortificante!!). Certo, sarebbe un errore imperdonabile, si finirebbe col perderebbe di credibilità.

Praticamente è quello che succede a me :)
Io mi sono dato la regola generale di non tradire mai o ingannare il lettore. Intanto vado avanti con la stesura del romanzo e spero di trovare un titolo decente prima di consegnarlo all'editore. Sono d'accordo con @julia1983 sul fatto che scrivere liste di titoli di altri alla fine non funziona, anzi rischia di peggiorare la situazione. Se alla fine di tutto non troverò il titolo giusto, forse sceglierò un titolo generico o semplicemente lo lascerò ideare all'editore (a volte lo scaricabarile è utile :) ). Tanto molti editori mettono le mani sul titolo ed è corretto che sia così.
In bocca al lupo titolatore! :P

Re: Titolo del libro

@julia1983 
Il titolo dovrebbe attrarre, okay. Però secondo me nella scelta del titolo intervengono anche fattori che vanno oltre la decisione sulla lingua (italiano, inglese, francese, catalano, veneto, mongolo o che altro). Ti faccio un esempio personale. Sto scrivendo un romanzo, ma non riesco a trovare il titolo giusto. La lingua è sicuramente l'italiano (e ci mancassi autru!), no doubt. La difficoltà sta nel fatto che un titolo onesto implica una sorta di promessa al lettore. Se io intitolo un libro "Storia di Roma dal 1170 al 1980" il lettore si aspetterà di trovare notizie storiche (e magari lo acquista proprio per quello), ma, se invece parlo solo di astronavi aliene, lo starei prendendo in giro (cosa che non si fa mai e poi mai!). D'altronde, quel titolo "telefona" al lettore una parte del romanzo. Siccome vorrei giocare un po' sull'effetto-sorpresa, però contemporaneamente vorrei dire qualcosa al lettore (un sorta di "semi-telefonata" ;) ), ecco che non riesco a trovare l'equilibrio giusto. La lingua non c'entra niente con il mio dubbio amletico. :)

Re: Titolo del libro

julia1983 ha scritto: I'm so sorry. Sono nata su un'isola, ma di fiume. 
Tornando in topic tra pignolerie e affini, il vero fulcro del discorso è: alla fine il titolo del libro in italiano, inglese o mongolo?
[Ho capito. Sei nata al Fatebenefratelli sull'Isola Tiberina a Roma :) ]

Per me, quando è possibile, in generale il titolo va scritto in Italiano. Il mongolo è la mia seconda scelta. Il fatto è che conta di più la lingua in cui è scritto il testo. Se si vuole ottenere la maggiore diffusione possibile, allora l'inglese diventa la prima scelta. Il cinese e lo spagnolo, le mie seconde. Al terzo posto ci metto il portoghese. Al quarto, il siciliano. Al quinto, il sardo. Al sesto, il veneto.

Anche l'esperanto non sarebbe male. Un libro scritto in esperanto forse attrarrebbe più dell'inglese a livello mondiale.

Re: Titolo del libro

Bef ha scritto: (così, tanto per pignoleggiare un po' :asd: )
Pignoleggio pure io, dai :asd:

Per "qualunquismo" conio una parola nuova: "whoeverism" :)

Per tradurre "voler bene" uso il verbo "to care".

Al, John e Jack starebbero bene come Tizio, Caio e Sempronio :)

julia1983 ha scritto: sto più a nord, direi per maggior precisione al centro.
Peccato! Speravo fossi di Nissa :asd:

Re: Titolo del libro

Antares ha scritto: mi è uscito questo elenco. Interessante
Molto interessante :)

La 5 ("menefreghista") viene da "me ne frego". Amava dirlo un tizio romagnolo tutto pelato, appassionato di balconi, quello che si affacciava sempre: non ricordo il nome ;) Oggi lo dice un noto politico italiano ex-ministro, ma anche in questo caso non ricordo il nome ;)

Un'origine contigua ce l'ha il "celodurismo" ("… perché noi della lega ce l'abbiamo duro, duro!"). Ogni settimana la Treccani emette "i neologismi della settimana". Lì c'è "celodurismo", "berlusconismo", "salvinismo", ecc… Diciamo che, se non ci fossero i nostri politici, quella rubrica potrebbe chiudere :D

Re: Titolo del libro

julia1983 ha scritto: No soldi no, ma un dizionario Mongolo-nisseno/nisseno-Mongolo di dubbia utilità. Fanne buon impiego. ;)
Ahahah :D
Mi hai ricordato quando su un sito serio vendevano un dizionario bilingue "siciliano-serbocroato / serbocroato-siciliano". Non era uno scherzo, ma ho riso per mezz'ora :D
Okay, utilizzerò il tuo regalo cosí. In estate devo venire a Caltanissetta (da voi caltanissettesi) a sbrigare alcune faccende. Verrò con la mia amica mongola :) Riciclerò a lei il tuo utilissimo dono: magari ci esce qualcosa ;)


@Antares Ci sono anche casi in cui l'italiano non è facilmente traducibile in inglese. Una volta un italiano scrisse su un forum d'inglese: "Come si dice in inglese 'buon lavoro'?". Si scatenò un dibattito furioso tra gli inglesi di madrelingua. Infatti nella cultura anglosassone il lavoro non è mai bello: è una scocciatura, uno lo fa perché non ne può fare a meno :)
In napoletano "lavorare" si dice "faticà(re)". C'è una koinè euro-napoletana ;)

Sarebbe come augurare "buon suicidio" a uno che sta andando a suicidarsi. :) 

Alla fine si misero d'accordo su "have a nice day at your workplace!", che non è proprio "buon lavoro" come lo intendiamo noi, ma tant'è…

Re: Titolo del libro

Cheguevara ha scritto: Sai che goduria! Io te farebbe v'de' li mousvird pe'tt'o tell ca 'ccà nn avita frack i chigghiun'. E avast'.
"Chigghiun" mi pari ca l'acchiappavi :)
Forsi a megghiu traduzziuni dâ to sintenza putissi èssiri "Io ti farei vedere i musiverdi (topi?) per farti capire che qua ne abbiamo di biiiiip". ("Ju ti facissi abbídiri i mussivirdi (surci?) pi fàriti capiri ca ccà nn'avemu di biiiiiip"). :)

Si chistu è Rocianapulish, allura mi piaci assai. U linguista Berruto usau macari a palora "polidialettale" a ciancu di "poliglotta", ma pi mía tu nun si un polidialittali, comu dicía Berruto, ma un granni poliglotta.
Vivano tutti li lingui, matri e no! :)

Re: Titolo del libro

julia1983 ha scritto: @dyskolos scommessa vinta.
Yeah! :D
Ho vinto qualche cosa? Soldi, per dire? :D

Nik3004 ha scritto: il titolo che mi "suona meglio"(purtroppo l'inglese è ancora in vantaggio) 

Qui per me sta il punto. Questo argomento attrae anche me :)
Ciò che suona meglio è ciò a cui il nostro orecchio è più abituato.
Per molti anni a noi italiani ci hanno fatto credere che l'inglese suona meglio e molti di noi ci sono caduti. La lingua italiana non ha nulla da invidiare all'inglese. Se la usassimo più spesso, ci suonerebbe meglio dell'inglese. Ma ormai l'inglese sta invadendo l'italiano, tanto che tu stesso dici "purtroppo" e poi lo usi. Se è "purtroppo" allora non usarlo, no? :o

Hai mai sentito parlare di "siculish"? Se no, leggi qui: https://it.wikipedia.org/wiki/Siculish

Il siculish è una sorta di creolo tra l'angloamericano e il siciliano. Potremmo dire una lingua ibrida tra siculo e english (da qui il sostantivo "siculish"). Una frase tipica di una mia parente siculo-americana: «Sai draviare (da "to drive") lu carru (da "car") a Nova Jorka (da "New York") e sul ponte di Brucculinu (da "Brooklyn")?», cioè «Sai guidare la macchina a New York e sul ponte di Brooklyn?».
A Puerto Rico (e non solo) è avvenuta una creolizzazione analoga tra lo spagnolo e l'inglese: lo "spanglish". Per i Portoricani la lingua madre è lo spagnolo e l'inglese è la lingua imposta.
Fenomeni di creolizzazione avvengono in tutto il mondo laddove due lingue si intrecciano, spesso laddove una lingua imposta si intreccia con una autoctona. Pensa alla colonizzazione francese in Africa. Esempio: Repubblica Centrafricana, in cui la lingua ufficiale è il francese, ma la gente parla il sango, cioè la lingua che si è sempre parlata.
Ora, a vedere l'italiano (una mia lingua madre) ridotto a "itanglese" mi piange il cuore.

Diverso è il caso in cui c'è un motivo. Per dire, il tuo personaggio indossa una maglietta con la scritta "Burn the witch". Allora va benissimo.

Sono un po' stufo di leggere racconti di scrittori in erba, racconti ambientati a Roma con i personaggi che si chiamano Rose, Al, John, Jack, Maicol, Kevin, Shakira, Mary, Daisy, Consuelo, Juanina, ecc… e mai Vincenzo, Francesco, Antonio, Riccardo, Marcella, Patrizia, Rosa, Caterina, Margherita, ecc…

Naturalmente il mio discorso vale finché sono vivo. Quando muoio, chissene!? Facciano come gli garba, no… 'spe', come gli laika o come lovvano fare. Portiamo il Made in Italy nel mondo, dicono queste persone. E io rido :D

Re: Titolo del libro

Nik3004 ha scritto: "Burn the witch", che mi suona molto meglio di "Brucia la strega"
A me suona meglio "Brucia la strega".

Comunque, carissimo, sei un po' arretrato. Tra noi gggggiovani abbiamo bannato le roots latino-germaniche e non si dice più "bruciare", ma "burnare". Ecco, al posto tuo metterei un bel "burna la wiccia", che oltretutto fa più figo :D

Se non c'è un motivo, secondo me non ha senso mettere un titolo in inglese. Tra l'altro, l'inglese ormai lo parlano cani e porci. È troppo inflazionato. Io utilizzerei una lingua più "esclusiva", da club alla moda: l'italiano oppure il gaelico irlandese (magari suona ancora meglio :) ) o il mongolo. 

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