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Re: Vi sentite mai soli nella scrittura?

Silverwillow ha scritto: Per me assomiglia di più a un divorzio: il romanzo andrà per la sua strada e l'autore dovrà ricominciare da capo, appassionarsi ad altre idee e personaggi
Non saprei perché, a livello figurato, anche alcuni divorzi mi sembrano lutti. Il lutto dovrebbe essere un sentimento complesso, o almeno così mi insegnavano all'uni nella facoltà di psicologia. Boh, comunque, sarà per questo che molti scrittori ricorrono sempre agli stessi personaggi seppure calandoli in situazioni diverse: forse non vorrebbero provare quel sentimento, in ogni caso sgradevole, di divorzio-lutto nello staccarsi da certi personaggi. Indagherò :)
Cheguevara ha scritto: non capisco perché tu li ritenga brutti momenti
Nemmeno io, ma a volte la mente umana è del tutto imperscrutabile.

Re: Vi sentite mai soli nella scrittura?

Mia Harper ha scritto: gli errori capitano anche a chi scrive
Hai ragione. Quando l'errore non lascia trasparire pigrizia, si può anche sbagliare. Uno sbaglio cosc(i)ente è ammissibile. Ieri una persona mi ha chiesto se è giusto "pissicologo" invece di "psicologo". Per me, in certi casi, "pissicologo" è giusto. Poi c'è la questione dell'evoluzione della lingua. Spesso mi chiedo se un errore vada considerato un errore, e quindi corretto o stigmatizzato, o un segno di evoluzione. Negli anni Cinquanta del secolo scorso, i linguisti non volevano ammettere la parola "evidenziare". Dicevano "si dice solo mettere in evidenza, evidenziare è un errore!" Oggi però tutti diciamo evidenziare senza problemi e sta pure sul dizionario. Per esempio, se cerco evidenziare sul vocabolario Treccani online, trovo "v. tr. [der. di evidenza] (io evidènzio, ecc.). – Mettere in evidenza, rilevare". Niente, ormai sono un Miarperiano :P
Hai mai assaggiato la riCCotta? Farà schifo, credo :)  ma c'è :(

Re: Vi sentite mai soli nella scrittura?

Mia Harper ha scritto: A voi capita?
Di sentirmi solo nella scrittura? No… Sì… Nì… So… Forse sì, forse no… Più no che sì… Più sì che no… Dipende da che cosa intendi. Quando decido di scrivere, dico a mio fratello Geolier (nome inventato) "Non ti azzardare a scocciarmi mentre scrivo! Non entrare nella mia stanza! Capito, bro?" Diciamo che non voglio scocciatori o scocciatrici (care femministe, va bene così? ;-) ) in mezzo ai piedi mentre scrivo: mi metto nella mia stanza davanti al PC, scrivo quattro cretinate sul foglio bianco e non deve entrare nessuno che non sia esplicitamente autorizzato da me :-) È una "solitudine" ricercata e per me va benissimo. Cioè, alla fine della fiera, non so nemmeno se si possa definire "solitudine". Mi viene in mente la pubblicità di Ambrogio: "La mia non è proprio fame, ma…" :D :D
Mia Harper ha scritto: come combattete la solitudine e la malinconia che ne deriva? :(
Domanda posta male perché implichi che lo stare soli mentre si scrive causi malinconia. Ma per me non è così. Riprendendo l'esempio di sopra di mio fratello Geolier, se entra a rompermi i cabbasisi, la prima reazione che ho è mandarlo a quel paese, altro che malinconia! Gli direi con la faccia truce "Why don't you go to that country, ah?" (scusa la lingua angloamericana, ma pare essere una delle pochissime [assieme allo spagnolo, all'italiano e al sardo] a essere gradita qui). Diciamo che ho una reazione di sfan… Non lo scrivo, mi autocensuro :P :D :D
Tu provi malinconia per la mancanza di qualcosa?

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