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Re: [Lab3] L'ultimo giorno di lavoro

Ciao @aladicorvo!
Questo racconto l’ho scritto sulla base dei requisiti di questa sfida, mi sono fatta ispirare da quelli (e dalle mie colleghe che si ostinavano a cercare di farmi mangiare una fetta d'anguria, neanche ne andasse della loro vita) e ne è venuto fuori questo racconto.
Se non avessi avuto paletti, senz'altro avrei indagato di più l’interiorità di Eva, tendo a farlo parecchio di solito. Per questo ho apprezzato il lab, mi ha spinto a fare qualcosa diverso dal solito, come anche il MI che mi ha spinto ad utilizzare il pov in prima persona. È il bello dei contest di questo forum, che ti portano fuori dalla tua comfort zone e ti danno spunti creativi.
Farò tesoro del tuo consiglio, se/quando in futuro metterò mano al racconto.
Grazie del commento!

Re: [Lab3] L'ultimo giorno di lavoro

Ciao @Nightafter, grazie!
Hai colto assolutamente quello che volevo trasmettere, una situazione apparentemente realistica che richiami il covid oppure una rivelazione sulla natura bisex della protagonista, che maschera ciò che sta accadendo veramente.
Eva è una persona choosy, e come tale lo è anche sul cibo,,, Marika la attrae e la stuzzica, proprio come se fosse un piatto ricercato al ristorante. Amo molto i vampiri di Anne Rice, che credo mi abbiano ispirato più di tutto!

[Lab3] L'ultimo giorno di lavoro

L'ultimo giorno di lavoro

Eva sbuffò e iniziò a picchiettare con le unghie sulla scrivania di laminato.
«Nervosetta, eh?» domandò Rosalba, sventolandosi con veemenza il ventaglio a fiori sul petto abbondante.
«No, è solo che si tratta di un lavoro urgente
Rosalba sospirò. «Te lo mando, il tuo prezioso file!» 
Sara lanciò uno sguardo complice a Rosalba dalla scrivania di fronte.
Eva alzò gli occhi al cielo, poi iniziò a digitare in fretta sulla tastiera, con le perfette unghie rettangolari color corallo. Chiuse la tabella pivot e salvò il file excel.
«Le stampe da allegare?» domandò ad alta voce, guardandosi intorno.
«Arrivano subito!» rispose una vocetta proveniente dalla sala stampa.
Eva spostò lo sguardo verso la porta e attese l’ingresso della stagista, che la raggiunse con le stampe richieste e il viso imperlato di sudore. La ragazza posò le copie, equivalenti quasi ad una risma di carta, davanti alla tastiera.
«Oggi hai proprio una bella pelle!» cinguettò la ragazza.
«Dici? Sono pallidissima» rispose Eva, poi prese a sfogliare meticolosamente le copie.
«Sabrina?» chiamò.
Nessuno le rispose.
«Sabrina?» ripeté, alzando la voce.
La stagista fece capolino dal vano della porta.
«Mi chiamo Marika» precisò timidamente.
«D’accordo, Marika, le stampe del secondo progetto sono sbagliate. Avevo detto niente fronte e retro.»
«Chiedo scusa, rimedio subito!»
Si accorse che Sara la stava fissando da dietro al monitor. «È una persona, lo sai.»
Lanciò uno sguardo di sufficienza al simbolo della pace che rimbalzava sulla canotta di Sara in stile patchwork. Dalle ascelle spuntavano impudenti lunghi peli neri. 
Eva alzò le sopracciglia. «Ed è anche un’adulta
«File inviato!» annunciò in quel momento Rosalba, abbandonandosi pesantemente sullo schienale della sedia.
Eva si spostò sul tab della posta elettronica, ignorò la mail del capo che sollecitava la consegna e attese che apparisse quella di Rosalba. Poi si passò una mano davanti agli occhi.
«Possiamo tirar giù le tapparelle, per favore? Mi sta venendo mal di testa.»
«Come vuoi» le rispose Sara, e si allungò per premere l’interruttore sul muro.
«Ora va meglio» concesse Eva. «Grazie.»
«Non c’è di che.»
«Potresti indossare la mascherina se non stai bene, per favore?» chiese Rosalba, dando enfasi alle ultime parole.
«Ci saranno trenta gradi» replicò Eva. «E poi, è solo un mal di testa.»
«So io perché ha mal di testa» intervenne Sara, lanciando uno sguardo al foulard di Vuitton che cingeva il collo di Eva in pieno luglio. «Qualcuno ieri notte, invece di dormire, si è divertito…»
Non c’erano molte ragioni per indossare un foulard in una torrida giornata d’estate, di conseguenza nessuno replicò, nemmeno la stessa Eva.
Rispose alla mail del capo che avrebbe consegnato quanto prima. Poi chiuse gli occhi e si massaggiò con le dita la radice del naso. «Possiamo tirare le tapparelle un po’ più giù, per favore?»
Mentre Sara abbassava gli scuri, Eva si sforzò di riaprire gli occhi. Scaricò il file dalla posta elettronica e lo aprì a schermo intero. 
«Ragazze, l’anguria!» esclamò di colpo Rosalba, facendo sussultare Marika che stava entrando in quel momento. 
Le stampe che aveva in mano la stagista caddero a terra e iniziarono a svolazzare per l’ufficio, spinte in giro dal ventilatore a soffitto. La ragazza si sporse in avanti, il seno ben fatto che faceva capolino dalla scollatura dell’abitino chiaro.
Anche Sara si affrettò ad aiutarla a raccoglierle. Si chinò in avanti e i pantaloni alla turca si abbassarono sulla schiena, mettendo in mostra il tatuaggio di un mandala e l’elastico grigiastro degli slip. Eva arricciò il naso.
Marika terminò di riordinare e le porse le stampe con reverenza, come se fossero un dono sacro. Eva le esaminò con occhio critico.
«Brava» commentò, e il viso della stagista si illuminò dall’interno. Poi lanciò un’occhiata di sfida a Sara. 
Nel frattempo, Rosalba stava rientrando con un’anguria tagliata a fette.
«No, grazie» disse Eva, mentre la collega divideva le fette sui piatti di plastica e le distribuiva su tutte le scrivanie.
«Dai, su, una fettina!» insistette Rosalba, spingendo un piatto davanti a lei.
Eva alzò lo sguardo. «Se proprio ci tieni…» 
Tirò fuori da un cassetto una bustina di plastica da cui estrasse forchetta e coltello. Divise l’anguria in piccoli pezzi, dai quali tolse con maestria i semi utilizzando il coltello.
«Non sa di niente», commentò. 
«Ma no, è buonissima!» ribatté Rosalba.
«Perfetta» rincarò Sara, il succo rosato che le colava sul viso.
«Davvero molto buona» cinguettò Marika. «Sei stata gentilissima a portarla!»
«È stato un piacere» rispose Rosalba. «Compro sempre l’anguria, ora che sono a dieta.»
Eva lanciò un’occhiata dubbiosa al posteriore abbondante della collega.
«Che tipo di dieta segui?» chiese Marika, il viso e il collo che spuntavano dietro al piatto nella posa di un suricato che sbuca dalla tana.
Eva si trovò ad osservare quel collo lungo, leggermente abbronzato, su cui ricadevano onde morbide di capelli dorati.
Per un po’ non riuscì a guardare altro. Rosalba parlava di apporto proteico e dei benefici della cottura a bassa temperatura, ma lei non la stava più ascoltando.
Dopo un po’, Eva abbassò lo sguardo verso il suo piatto. Spinse i rebbi della forchetta dentro la polpa e sollevò il pezzo d’anguria. Lo osservò per un istante come se fosse un suo mortale nemico, poi allontanò il piatto da sé con un gesto stizzito.
«Non ce la faccio a mangiare nulla, ora.»
Tornò a lavorare sul file, strizzando gli occhi ripetutamente. Digitò un paio di formule, poi si coprì gli occhi con le mani.
«Ma che cos’hai?» domandò Rosalba.
«Te l’ho già detto, non ho niente.»
Rosalba frugò brevemente in un cassetto e ne estrasse una FFP2 sgualcita, che indossò sbuffando.
«Volete che la metta anche io, la mascherina?» chiese la stagista, con uno sguardo adorante da cocker.
«No» risposero all’unisono Sara ed Eva.
«Ci hanno già fatto abbastanza male con il vaccino!» commentò Sara. «Non dare retta alla propaganda sulle mascherine, che danneggiano il tuo sistema immunitario. E, ovviamente, bloccano il circolo del prana.»
Marika spostava lo sguardo da una collega all’altra, palesemente confusa sul da farsi. 
Eva alzò gli occhi al cielo, poi si portò di nuovo le mani a coprire il volto. 
Deglutì e sospirò.
«Vado un attimo in bagno» annunciò alla fine, e si alzò con un brivido.
Raggiunse la porta e percorse il corridoio buio, fino a raggiungere la toilet.
«Dio, che male…» esclamò varcando la porta, e si catapultò verso il pulsante per abbassare le tapparelle. Dopo alcuni fastidiosi cigolii, la stanza si fece buia.
Eva cercò a tentoni l’interruttore dell’illuminazione, e la stanza si inondò di luce artificiale. Si lasciò andare ad un sospiro di sollievo.
Si avvicinò allo specchio e prese ad osservarsi la pelle, più liscia e bianca che mai.
Perlustrò l’antibagno con lo sguardo, alla ricerca di segni della presenza di altre persone. Terminata l’analisi, si decise ad abbassarsi lentamente il foulard, avvicinando il collo allo specchio. A sinistra della gola c’erano due gonfie punture rosse, distanti un paio di centimetri l’una dall’altra, che pulsavano ritmicamente. Il mal di testa non accennava a diminuire.
Estrasse il cellulare dalla tasca dei pantaloni palazzo. Tornò sul forum e iniziò a sfogliare la solita discussione.
La porta si aprì di scatto ed Eva si lasciò sfuggire il cellulare, che cadde per terra con un tonfo.
«Va tutto bene?» chiese la voce gentile di Marika.
Esaminò il cellulare alla ricerca di incrinature del vetro; poi alzò lo sguardo.
Marika la fissava, in piedi davanti a lei con il suo leggero abito estivo dalla generosa scollatura. Eva si perse ad osservare la luminosità di quella pelle giovane, le guance naturalmente rosse, il modo in cui il collo scivolava leggero ed elegante verso le clavicole e il seno.
Un impulso improvviso la scosse tutta.
«Stai bene?» insistette la stagista. «Hai i brividi!»
«Non preoccuparti» rispose Eva, secca.
«D’accordo…» concesse Marika, decidendosi infine ad entrare nel cubicolo della toilet.
Eva ne approfittò per continuare la sua ricerca sul forum. Aprì il topic “Il cambiamento”, dove gli utenti si confrontavano su decine di aspetti diversi, ma nessuno sembrava fornire alcuna informazione pertinente.
Rimise in tasca il telefonino e si spruzzò un po’ d’acqua sul viso. 
Marika spuntò dal bagno e raggiunse il lavandino accanto al suo. Il suo profumo era qualcosa di incredibile, inebriante. Sapeva di giovinezza, di speranze, di energia, di vita. Non aveva mai sentito un profumo così buono.
«Vuoi che resti qui con te?» chiese la ragazza, passandosi distrattamente una mano sul viso, per portare i capelli dietro all’orecchio, mettendo in evidenza le dolci curve della gola e del collo.
«No!» esclamò con enfasi. 
Marika uscì dal bagno camminando all’indietro, evidentemente confusa. 
La porta sbatté dietro di lei.
Eva si abbandonò pesantemente con la schiena, sul muro di fronte allo specchio. Non aveva più fiato, e la testa continuava a pulsare come un martello. Chiuse gli occhi.
Passarono alcuni minuti, poi all’improvviso il martellare cessò. Aprì gli occhi lentamente, tentativamente.
Infine, guardò verso lo specchio. La superficie lucida rifletteva la parete bianca alle sue spalle, il foglio A4 plastificato con le istruzioni per lavarsi efficacemente le mani, il distributore di carta e il dispenser di disinfettante. Rifletteva tutto, tranne lei.
Si passò la mano sul petto, fermandosi sul cuore. 
Nessun respiro, nessun battito.
Lentamente, estrasse di nuovo il cellulare e chiuse la pagina del forum “Occultismo e dintorni”. 
Aprì la app di Google e cercò l’ora del tramonto prevista per l’11 luglio 2022.
21:16 – mancavano ancora più di cinque ore.
Sospirò, poi si fece pensierosa.
Aprì whatsapp e scorse le conversazioni fino a raggiungere quella con il suo capo.
Progetto pronto per la consegna, digitò. Mi fermerò oltre l’orario per chiudere tutti gli altri progetti.
Si passò la lingua sui denti, soffermandosi sui canini appuntiti. 
Sorrise.
Oggi è il mio ultimo giorno di lavoro, aggiunse. Da stanotte, per me inizierà una nuova vita.
Premette invio.

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