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Re: [MI165] Loro sono miliardi

Ciao @Kasimiro , innanzitutto grazie per avermi commentato, ogni commento è prezioso.

Con la parola "anta" io avevo inteso l'anta di un frigo incassato, però in effetti "sportello" sarebbe più appropriato. Grazie per avermici fatto riflettere.
Metterei un interrogativo anche dopo sedia.
Sì, qui anch'io l'ho pensato (dopo), si leggerebbe meglio. 
Kasimiro ha scritto: Bell'idea, ma mi sembra un po' improbabile. Una scopa cadrebbe se urtata, a meno che sia incastrata, ma mi sembra comunque inverosimile
Avrei dovuto specificare la posizione della scopa per renderlo credibile, hai ragione.

Filippo aveva una moglie, sì, ho messo quella frase proprio per far vedere che è una persona normale al di là della sua fobia invalidante, o perlomeno lo era. Ed è anche una persona molto intelligente.
Di fobie ne ha sempre avute, ma dopo la separazione sono aumentate fino a rendergli la vita impossibile.
Paradossalmente la pandemia non ha cambiato le sue abitudini. E poi... Lui ha la fobia dei germi, dello sporco, non dei virus!  :P


Ho visto che hai partecipato anche tu ieri. Ci vediamo là! 

Re: [MI165] Loro sono miliardi

Ciao @bestseller2020 , sarà per la prossima!
Le scarpe con l'igiene c'entrano, ma sono io che ho sbagliato a non illustrare che c'entrano. Avessi scritto la stessa storia ma puntando l'obiettivo sulle scarpe dell'igienista, sul continuo cambio delle scarpe, sulla fobia di quanti germi ci sono sotto le scarpe ecc... Invece ho sbagliato.
La prossima volta studio  :libro:  e mi impegno  ;)

Re: [MI165] Loro sono miliardi

Ciao @Alberto Tosciri .
Eh, già, ma le fobie sono irrazionali.

Questa pandemia ha esacerbato fobie latenti e pensieri irrazionali. Vedevi in giro gente che si rifiutava di mettere la mascherina persino in luoghi affollati e, di contro, persone che tenevano la mascherina pur essendo all'aperto e distanti metri.

Se chiedi a Filippo come pensa che gli altri sopravvivano ai germi pur non avendo le sue stesse precauzioni... Non sa risponderti. Eppure è una persona intelligente, direi anche dotato di intelligenza superiore alla media.

Ah! Se non si fosse capito, la nipote stordita a cui aveva affidato l'ombrello sono io!  :D

Re: [MI165] Loro sono miliardi

Grazie @ivalibri , mi sono iscritta qui perché voglio esercitarmi nel processo di scrittura. Intendo proprio il processo, più che il prodotto finale. Mi sono resa conto che, mentre mi viene naturale immaginare mondi fantastici (anzi fin troppo  :)  ), non mi viene per nulla naturale trasporli in scrittura. Ho bisogno di sciogliermi un po'!
ivalibri ha scritto: Hai descritto bene la fobia di Filippo e la sua vita difficile in cui ogni azione, anche la più scontata richiede fatica e impegno. 
     Beh, mi fa piacere che hai colto il succo del racconto... Significa che sono riuscita nell'intento.
ivalibri ha scritto: Le scarpe rimangono in secondo piano nel finale, anche se ci sono vari passaggi di ciabatte
Avevo inteso scarpe nel senso di calzature in genere.

Re: [MI165] Loro sono miliardi

Ciao @Ippolita , quella virgola dopo il mannaggia in effetti ci starebbe.

Riguardo al tema, l'associazione di idee scarpe-ombrello-Filippo mi è venuta automatica, conoscendo personalmente il tipo in questione  O_O   
Che le scarpe non dovessero solo essere citate, l'avevo inteso, ma non sapevo fino a che punto dovessero prendere la scena.  :grat: Il livello richiesto l'ho capito in seguito al vostro appunto, ma poco male! Mi sono iscritta per divertirmi e esercitarmi e continuerò con questo spirito. Mi è piaciuto potermi confrontare con voi costruttori! 

Re: [MI165] Loro sono miliardi

Ilaris ha scritto: Qui, durante la lettura, sono inciampata. Pur considerando che è un fobico, e come tale irrazionale, non ha senso: perché togliere solo le ante dei mobili se si serve dei fazzoletti usa e getta per i cassetti?
Ciao @Ilaris , forse bisognerebbe chiederlo al fobico   :lol:
Mah, credo sia per ridurre il più possibile le maniglie, che per uno come lui sono terrore puro O_o

Re: [MI165] Loro sono miliardi

Adel J. Pellitteri ha scritto: , il lettore riesce a seguire il tuo personaggio nei suoi atteggiamenti paranoici e, dopo due anni di pandemia, qualcuno riuscirà perfino a riconoscere se stesso e le nuove abitudini
Buonasera @Adel J. Pellitteri , in effetti potrebbe essere un'associazione d'idee automatica... Ma ti assicuro che quella persona esiste davvero (con un altro nome) ed era così anche prima della pandemia! Pur avendo io una fantasia incontrollabile, in questo caso non l'ho utilizzata  :o

Re: [MI165] Loro sono miliardi

pale star ha scritto: Ecco, forse lo hai fatto di proposito, ma mi pare una frase un po' ridondante, fra la ripetizione della parola ombrello e tutte quelle elle a inizio frase,
Ciao @pale star , allora sei fresca di qui anche tu?
No, non l'ho fatto di proposito a ripetere tutte quelle elle! Grazie per la segnalazione, avessi letto ad alta voce me ne sarei accorta, meglio farlo, è vero.
Riguardo a inserire i germi nella frase di chiusura, in effetti avevo anch'io il dubbio se metterli oppure no... Poi, siccome so che tendo a scrivere "ermeticamente", alla fine ho pensato di specificare. Vedi, invece come dici tu in effetti si poteva evitare.

Re: [MI165] Loro sono miliardi

Buonasera @Poeta Zaza , mi fa piacere che hai voluto commentare il mio racconto. Fobico, appunto, proprio come intendevo renderlo. Mi sono divertita a scriverlo e a parlare con voi. Mi sa che ripeterò l'esperienza! E poi, tutti questi complimenti  :P 
Ora do un'occhiata al tuo racconto e agli altri. In realtà l'ho già fatto ieri sera, in prima lettura, adesso li rileggo e scrivo due righe.

[MI165] Loro sono miliardi

Il mio commento al testo altrui si trova qui:
Traccia di mezzogiorno: Le scarpe
Boa: nel racconto deve comparire un ombrello

Loro sono miliardi

Il tappo del flacone oppone resistenza, Filippo si impegna con due mani per aprirlo. Il tappo spesso è difettoso, ma non rinuncia a questo detergente.
Si insapona e l'odore di disinfettante riempie il vano doccia, è un profumo rassicurante. Lo scroscio dell'acqua è potente e liberatorio, assieme alla schiuma scorre via ogni germe e va nello scarico e da lì via, lontano.
Filippo si sfila le pantofole morbide per infilare quelle che usa nel resto della casa e va in cucina. Prende un fazzoletto di carta per aprire l'anta del frigo. Purtroppo il frigo ha bisogno di un anta. Non la stessa cosa per gli altri mobili della cucina e le loro ante, che, infatti, sono state rimosse. Per le maniglie dei cassetti ci sono i fazzoletti usa e getta.
Pranza in piedi. Perché sedersi sulla sedia, che bisogna toccare per sfilarla da sotto il tavolo? E poi dovrebbe sostituire la carta sul sedile, ieri è passato suo figlio e ci si è seduto, non ha potuto evitarlo. Meglio in piedi, si fa prima.

Sul tavolo c'è una serie di penne, disposte una accanto all'altra, a distanza utile per prenderne una alla volta senza toccare le altre. Filippo prende la prima e scrive su un foglietto: fette biscottate. Più sopra c'è scritto: orzo, varechina, lattuga, acido muriatico.
Si prepara per andare a fare la spesa, ieri e ieri l'altro non è riuscito a uscire in tempo.

Va all'armadio a prendere una maglia e la scrolla. Lì dentro, senza le ante, entra la polvere.
Infila in borsa cinque pacchetti di fazzoletti, una decina di sacchetti di plastica – servono sempre per ogni evenienza - guanti usa e getta, poi controlla il portafogli. Quanti soldi ci sono dentro? Attraverso la plastica in cui è inserito, prova a contarli. Mica è semplice, ci mette alcuni minuti, ma alla fine ci riesce. Possono bastare. Tempo fa ha provato a eliminare i soldi a favore del bancomat, ma non è andata bene, la tessera si è sbiadita pian piano e smagnetizzata, non reggeva l'amuchina. Il cellulare c'è e anche l'ombrello, infilati nei rispettivi sacchetti. Tutto a posto.

E' un bell'ombrello, quello, l'ha voluto ricomprare uguale all'ombrello che aveva prima. Capitò che il giorno della laurea del figlio pioveva a dirotto e Filippo fu obbligato a sfilarlo dalla plastica di protezione per aprirlo. Si sentì chiamare dal figlio per le foto di rito e dovette decidere in fretta dove posarlo. Per terra no, darlo in mano a qualcuno no. Beh, il male minore era quello di affidarlo a qualcuno e c'era sua nipote vicina, glielo porse. E lei che fece? Lo agganciò a una maniglia, quella stordita! Non si sa quanti potevano aver toccato la maniglia, anche solo il giorno stesso. La sessione di laurea aveva portato lì tanta di quella gente, i ragazzi, le loro famiglie, gli amici... Finì che abbandonò l'ombrello lì dove era stato agganciato.

Filippo è quasi pronto. Va a prendere la giacca che ha messo fuori sul terrazzo, ha letto da qualche parte che il sole è un ottimo disinfettante. Apre la portafinestra e si cambia le ciabatte per mettere quelle da terrazzo.
Si blocca. “Accidenti!” Un ostacolo si frappone tra lui e la giacca. Un tappeto, arrivato chissà da dove, toccato chissà da chi, gli sbarra la strada, agganciato tra la ringhiera e il manico della scopa. Deve averlo portato lì il vento di stanotte. Filippo dondola posando il peso su un piede e poi sull'altro per decidere che fare. Andare al supermercato senza giacca? No, fa freddo. Prendere un'altra giacca? Sono ancora tutte da disinfettare, non farebbe in tempo. Insomma, gli tocca proprio occuparsi del tappeto.
Cambia le ciabatte, torna dentro, si infila i guanti usa e getta, prende un sacchettone ed esce di nuovo fuori, dopo essersi cambiato ancora le ciabatte.
Con manovre attente riesce a infilare il tappeto nel sacchettone, senza far toccare il sacco a terra, il tutto sotto lo sguardo del vicino che ha chiamato pure la moglie per assistere alla scena.
“Buongiorno!” Lo salutano dal terrazzo di fronte. Ridacchiano.
Tts! Non sono consapevoli che loro sono miliardi.
Rivolge i bordi del sacco verso l'interno e lo annoda, è riuscito a compiere le operazioni senza venire a contatto col tappeto. Bene. Altrimenti si sarebbe dovuto fare un'altra doccia.
Rientra in casa infilando le ciabatte da interno, butta i guanti nel bidone dei contaminati, si disinfetta, finalmente indossa la giacca e si dirige verso l'ingresso. Lì, appesi, si trovano gli abiti usati l'ultima volta che è uscito. Mannaggia non è ancora riuscito a lavarli, ha sempre così poco tempo.


"Driiin!"
Il campanello della porta. Chi è? Meglio far finta di non essere in casa. Qui, nessuno deve entrare.
"Driiin!"
Chiunque sia, avrà già toccato il pomolo della porta. Chi se ne frega del tasto del campanello, tanto non lo tocco, ma il pomolo! Dovrò disinfettarlo di nuovo.
"Driiin!"
Chi è lo scocciatore? Che vuole?
"Vabbè, se non apri, te lo lascio qui."
Mio fratello! Ma... Ma qui dove, mica per terra? "Ehiii!"
"Sto andando via, ciao."


Filippo sente rumore di calpestio giù per le scale. Fiuuu! È riuscito a non farlo entrare. Può aprire la porta. Come no, per terra l'ha lasciato, il pacchetto. Neppure suo fratello vuole capire che loro sono miliardi.
Va a cercare un sacchetto, se lo infila in una mano fino al gomito, agguanta con quella il pacco e con le dita dell'altra pizzica il sacchetto per avvolgerlo attorno al pacco. Ecco, isolato. Lo appoggia sul cumulo degli altri oggetti insacchettati, nella stanza delle cose in attesa di pulizia.

"Prr! Prr! Prr!" Dalla borsa giunge il suono del cellulare. Rispondere, non rispondere? Ma sì, metti che sia importante... Tira fuori il telefono insacchettato, dalla plastica intravvede che è suo fratello a chiamarlo. Smette di suonare, ma chi lo conosce sa che gli ci vuole tempo a rispondere e difatti, da lì a poco, riprende a suonare. Filippo tenta di premere il tasto del vivavoce, ma la plastica del sacchetto è appiccicata, non riesce. Corre al divano dove si trova la distesa dei fazzoletti di carta, suddivisi in gruppi per livello di contaminazione. Prende un fazzoletto dal mucchio per liberare il cellulare. Risponde. Niente di importante, suo fratello gli voleva solo parlare del pacchetto che gli ha portato prima.
Ma che cazz...? Da quale gruppo di fazzoletti ha preso l'ultimo che ha in mano? Scorre lo sguardo sul divano coperto di gruppi di fazzoletti. Non ne è sicuro. Che sia stato il gruppo sbagliato?
Si disinfetta le mani, l'orecchio, il collo, il colletto. No, meglio fare un'altra doccia.
Si sveste appoggiando gli indumenti sul mobile delle cose già toccate ma non ancora portate fuori casa e va in doccia.
Lava se stesso e la maniglia della porta scorrevole, poi si asciuga con il rotolo di carta usa e getta.
Certo, il vano doccia è molto più igienico della vasca da bagno. Prima di farla sostituire, parecchi anni fa, sul bordo ci trovava ogni volta gli asciugamani della moglie e del figlio piccolo e così, prima di lavarsi, doveva ogni volta disinfettare la vasca.

Ora può rivestirsi, forse oggi riuscirà a uscire. Si dirige verso l'ingresso, dove si arrotola i pantaloni al di sopra delle caviglie in modo che non lambiranno le scarpe. Da quanti anni esce di casa con i pantaloni arrotolati? Non lo ricorda.
Le scarpe si trovano su un foglio di carta, proprio di fianco alla porta d'ingresso. Con un'abile operazione se le infila senza toccarle e senza farle sbordare dal foglio di carta. Gli risulta più semplice da quando le compra di due taglie superiori. E senza stringhe.

Si sente stremato e contento, oggi ce l'ha fatta a finire in tempo. Apre la porta e con un balzo salta dal foglio di carta sul pianerottolo fuori. E' tardi, farà appena in tempo a fare la spesa velocemente. Questa battaglia lo sfianca, gli fa perdere un sacco di tempo, ma deve pur farla. Loro, i germi, sono miliardi.

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