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Re: Una luce nel bosco

@queffe  
Io che amo i plot twist per un momento ho pensato che Carlo, l'insistente Carlo, avesse la coscienza sporca forse perché amante di Camilla. Ma proseguendo la storia della separazione svanisce assorbita dal racconto della superficiale necessitá di ognuno di noi di commentare con frasi fatte i dolori maggiori altrui. Come se non si potesse guardare la sofferenza di chi ci sta di fronte per puara di vedere noi stessi. Un consolare egoistico che serve piú a compiacere se stessi nella culla del "io che ho giá passato tutto ció generosamente condivido la mia esperienza". Un modo che agli occhi del protagonista fa solo risaltare la solitudine, l'incapacitá di comunicare il proprio dolore, che forse é anche solo un dolore meschino fatto di abitudini che non ci sono piú e non il dolore quasi eroico per un amore consumato. In questo male che erode si fa strada l'idea di individuo, della impossibilitá di condividere davvero la propria interioritá, la consapevolezza che bisogna farci i conti da soli, che la compagnia é solo il momentaneo sollievo che permette di raccolgiere energie per riaffrontare i propri demoni.
Questi bagliori misteriosi nel bosco, cosí attraenti e al contempo terrificanti, richiamano tutte le favole e leggende che hanno come tema il perdersi per ritrovarsi, il passaggio fa una fase ad un altra, una sorta di upgrade del personagio principale.
Ma qui no, in un crescendo di suspence e terrore, quando ci si aspetta che queste luci facciano qualcosa, si rivelino e abbiano la loro parte attiva nella trama, il protagonista é sconfitto. Sconfitto perché non in grado di affrontare il mistero, sconfitto perché troppo debole per affrontare di petto le proprie paure e dominarle come ci si aspetta in tutte le storie di trasformazione.
Il nostro protagonista si lascia andare al panico, alla paura, confida di salvarsi per caso per il semplice fatto che non é in grado di concepire qualcosa di diverso.
È solo nel momento in cui la tragedia é compiuta che parzialmente si svela la chiave: é lo sguardo amorevole del padre che mai in vita lo aveva guardato cosí. Uno sguardo che fa scattare una sorta di nostalgia per ció che mai era stato vissuto.
Pur avendo io fatto la mia scelta di lettrice, rimane il dubbio se questa assenza di amore paterno, e amore in generale, fosse reale o solo dovuta al'incapacitá del protagonista di coglierla.
Una storia dell'orrore, genere che amo, molto intima che si svolge in un ambiente sereno, ai miei occhi bellissimo e quindi ancora piú paurosa.
Come una piccola Gretel mi sono fatta portare in questo incubo, fatto di solitudine, relazioni inconsistenti e di incapacitá di affrontare sé stessi, ma soprttutto privo di lieto fine. Cosa che ho apprezzato di piú.

Grazie per questa soddisfacente lettura!

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