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Re: [Slab6] Non uccidere.

Carissimo @Nightafter, i tuoi dubbi sono più che giustificati. Sono sparita da CdM perché mi sono messa a studiare, a darci dentro di scopa e ramazza e, alla fine, ne è uscito un romanzo breve. Credo di aver sciolto tutti i nodi, se vuoi te li spoilero. Non solo, con una botta di masochismo, lo presento pure a un concorso, mi scagazzeranno come al solito, ma chissene importa. Un abbraccio, sei sempre cosi  caro  :hug:   

Re: [Slab6] Non uccidere.

@Monica cara, è qui, davanti a me. Ci lavoro ogni giorno come un soldatino e lo guardo crescere.
Purtroppo ho dovuto dirlo dall'inizio: è totalmente inadatto al Lab.
Minaccia le trecento pagine e sono stata tentata di ordinare su Amazon un letto di Procuste, ma credo sia una crudeltà inutile.
Mi spiace :( . Fumo abbastanza per cospargermi il capo (e molto altro) di cenere.
Unica nota positiva, tutta la faccenda mi ha spinto a calcioni a tornare a studiare (fabula, intreccio, colpi di scena, se non li maneggi bene affoghi)
Voglimi bene istess  <3

Re: [Slab6] Non uccidere.

E infatti, caro @Bardo96 questa cosa della sinossi m'è decisamente sfuggita di mano.
Insomma, la storia era tutta un'altra.
Tanto per cominciare, @Poeta Zaza , zio Giacomo è un medico e, come da statuto, estirpa il male dai corpi dove si annida.
Quella notte era di turno in ospedale e, reso folle dalla tragedia, non si sa dare una regolata. Ma questo lo scopriamo soltanto alla fine, perché invece l'avremmo dovuto conoscere come presenza positiva.
Giada Marinelli era una porcona, guarita dalla lussuria e usata a scopo didattico con Laura. 
Iolanda... vabbé dai, inutile ammorbarvi oltre. 
Lo scriverò con calma  :arrossire:

Re: [Slab6] Non uccidere.

Ma sì, @Poeta Zaza: è un vero guazzabuglio  :facepalm:
Ti dico solo che non somiglia nemmeno alla storia che avevo in mente. 
Era una cosa alla Gadda del Pasticciaccio brutto de via Merulana, con un carosello di sospettati e il colpo di scena finale.
Vabbè, sarà per un'altra volta  :arrossire:

[Slab6] Non uccidere.

Laura Battaglia convive con una ferita segreta che l’ha segnata per sempre e che tenta di lenire con l’alcol. Unica compagnia, Iolanda, la tata che l’ha cresciuta.
Da anni Laura aveva sonni tormentati, specie adesso che qualcuno aveva ucciso Giada Marinelli, la vicina di pianerottolo. Così non si stupì troppo quando aprì gli occhi e si trovò in una cantina umida, legata a un tavolo operatorio e zio Giacomo con la faccia triste e un bisturi in mano.
Le tornò in mente quella notte di tanti anni fa.
Zio Giacomo, il padre di Anna, il marito di Elisa e lei, che guidava ubriaca.
L’auto precipitò dalla scarpata, si schiantò contro una quercia e prese fuoco. 
Lei se la cavò, ma dentro le rimase uno squarcio infetto: la colpa di essere sopravvissuta. Lei sola.
Lui, che le restò vicino, quasi fosse l’ultimo brandello di una famiglia che non aveva più.
Che aveva aspettato. E aspettato.
Che chiedesse scusa.
Lei, che non l’aveva mai fatto.
Forse per questo l’aveva stordita, portata in casa dei Marinelli e l’aveva lasciata lì, accanto al corpo di Giada. Perché rivedesse la morte da vicino, senza voltare la testa dall’altra parte.
E poiché sembrava non bastasse, mise l’arma del delitto tra la sua biancheria, come fosse una cosa da portare addosso ogni giorno.
Zio Giacomo, che aveva la faccia triste mentre parlava.
Laura sentì all’improvviso una stanchezza infinita. E si trovò a pensare che dopotutto la Giustizia, a volte, assume forme inaspettate.
Chiuse gli occhi.
All’improvviso, uno sparo.
Tirò su la testa e vide Zio Giacomo a terra con un buco rosso in mezzo alla fronte.
Sulla soglia, Iolanda. Boccheggiava e alla fine ebbe solo il fiato per dire: «Non credevo che funzionasse ancora».
La vecchia pistola di papà. In famiglia avevano sempre odiato le armi.
Stavolta un po’ meno.

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