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Re: [CC24] ὑπόκρισις (hypokrisis)

Mi piace sempre questo gioco tra realtà e rappresentazione. In fondo è la trama nera del nostro stare al mondo. 
Metterlo sul palco poi, crea un gioco di specchi non originalissimo, ma davvero promettente.
Tuttavia, come ti hanno fatto notare, il racconto soffre di uno strano affanno che scivola nel parlare di, invece che dire, e dunque sentire.
Sorvolo sui refusi e lo sterminio di punti interrogativi e mi concentro sulle potenzialità, che sono tante. 
C’è un nodo testuale che avrebbe meritato di più: il potere salvifico della messa in scena. La finzione che anima la verità e tiene al riparo le anime devastate.
Questo nodo affiora a tratti, intriga molto, ma si perde  nella rete di elementi che hai sparso mentre apparecchiavi la tavola.
Forse sarebbe bastato sfruttare le definizioni suggerite dal bel titolo che hai sapientemente scritto in greco.
 
ὑπόκρισις  derivato da ὑποκρίνω «separare, distinguere», e nel medio ὑποκρίνομαι «sostenere una parte, recitare, fingere»
 
Dunque ben altro che la pavida menzogna di chi è sottomesso al giudizio altrui.
Avrei sfruttato questa doppia scansione proprio come la ripartizione di una sceneggiatura.
Così avresti fatto agire le diverse prospettive, sia temporali, che psicologiche senza cadere nello spiegone. E il delirio post traumatico avrebbe recuperato potenza epica, sontuosamente velato dall’ambiguità tra reale e immaginario che, secondo me, è il vero punto di forza di tutto il racconto.

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