Garbato, complice, leggero, più che un racconto un acquerello che scivola sorridendo tra accoglienze, rifiuti e magie (la vecchina acrobata sembra un cartone animato, bene hai fatto a metterla nella chiusa, le avrei affidato parole anche più decisive ).
Però mi è mancata la storia, soprattutto perché la sentivo rapare, bussare, ma nessuno sembrava volerle dare retta.
Kasimiro ha scritto: Non sentivo di dare spiegazioni, come se la riflessione dovesse appartenere al lettoredici rispondendo a Confusa, ma una storia, secondo me, non è una spiegazione, piuttosto un soffermarsi a guardare il dipanarsi degli eventi .
Certo, ci fai vedere i personaggi in azione, ma tutto resta dov'è perché serve solo a descrivere, più che a raccontare.
I boati gassosi di Mariella
Kasimiro ha scritto: Partivano a cappella come quando uno decide di fischiettare.Sono il suo linguaggio, sarebbe stato bello vedere un dialogo, una discussione, magari con Jess che
Kasimiro ha scritto: comunicava anch'egli con dei brontolii, ma più gravi, quasi primitivi.Sonorità astrali che si incontrano dove gli umani non possono arrivare.
Invece le spetta solo un sorriso per sdrammatizzare, come a dire non è successo niente.
L'incontinenza di Giuseppina, che aveva tanto bisogno di affetto, così deliziosamente speculare al sacchettino ambrato di Luigi, l'avrei visto precipitarsi con la sua sediola, a scrutare l'abbondanza prodotta dalla rivale, in una competizione tra sfinteri ribelli.
Chicche, @Kasimiro , piccole perle che sarebbero potute diventar collana e che, invece, sono rimaste separate, chiuse nella cornice dove hai disegnato ora uno, ora l'altro.
Capisco che le relazioni difficilmente appartengono a questi mondi, ma di una storia dovrebbero esserlo, specie dopo che la Fata salterina ha fatto la magia. E dico questo perché il flusso che ti è partito, come dici tu, si è mantenuto in bilico tra favola e realtà fiaccandole entrambe.
Ho la sensazione che anche tu l'abbia avvertito
Kasimiro ha scritto: Avevano anche qualcosa di sacro: quando imboccavano il viale affollatissimo di gente, stipato di banchetti nei due lati, al loro passaggio accadeva un miracolo: la folla come per incanto si spostava ai lati lasciando un varco libero, come quando le acque del mar Rosso si ritirarono al passaggio di Mosè.La potenzialità visionaria di questa scena, l'ironia con cui metti in scena il Miracolo agito da una folla codarda, secondo me è la prova che, per mostrare la realtà, a volte occorre parlar d'altro.
A rileggerti