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Re: Senza disturbare nessuno

Ciao @Adel J. Pellitteri 

 
Un racconto molto riuscito sul tema della depressione.
Quando il disturbo entra nel campo della patologia e diviene un
serio e talvolta irrimediabile problema.
Trovo esemplare la rappresentazione letteraria che ne fai, sei riuscita a cogliere le sfaccettature psicologiche del protagonista, tutto immerso nel suo delirante rapporto con la realtà e la vita.

Un quel “senza disturbare nessuno”, è racchiuso tutto il tragico rifiuto del mondo esterno, il senso reale dell’affrermazione sta nell’esatto contrario desiderato, ovvero: “senza che nessuno mi disturbi”.
La depressione è una sorta di suicidio morale, che può anche, in casi estremi, compimento in un suicidio fisico.
È uno scudo che la mente erige per difendere sé stessa da una realtà che ferisce e diviene inaccettabile.
Si attua come una rinuncia alla vita e alle sue comuni attività, che appaiono inutili, vuote di significato, alienanti se non dolorose.
Come nel suicidio fisico si parla, in termini psicologici, di “omicidio mancato”, poiché ci si uccide “contro” qualcuno o qualcosa che si rifiuta, prima che contro sé stessi.
Così la depressione è un’espressione di rivolta e rivalsa verso il mondo che si conosce e la vita che si conduce: “Se il gioco è questo: a me non interessa più, giocatevelo voi se vi piace. Io mi ritiro nel mio mondo e non voglio più saperne.”

I pensieri del tuo personaggio riflettono tutto questo: ha tagliato ogni ponte con la realtà e se n’è costruita una minimale, che impegna con soddisfazione le sue giornate e le sue notti.

L’unico contatto con la vita è in questa anziana madre che lo accudisce e lo nutre, cercando in qualche modo di riportarlo a esistere.
Ottimo anche il personaggio materno, che compare come un cammeo nel racconto, ma possiede una presenza e una caratterizzazione che la tua penna accenna senza descrivere, ma che appare nella mente del lettore come un’icona delle madri affettuose e preoccupate che ci tramanda la letteratura e la vita stessa.
Esemplari nella chiusura del racconto, le parole stigmatiche del protagonista verso la propria madre:

Non si può andare avanti così, la sua battaglia contro la mia vera natura la porterà alla follia.
Deve farsi curare.”

Dove suona quasi ironico il ribaltamento della realtà percepita dal protagonista nel suo disturbo mentale.

Non posso che complimentarmi per la qualità del tuo racconto, breve nella lunghezza, ma di piacevole lettura ed estremamente efficace nel raccontare con sottile ironia questo drammatico argomento.

Un abbraccio e a presto rileggerti.

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