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Re: Oltre

Ciao @Mario74 

È uno sguardo che abbraccia la visone dell'orizzonte ottico, liberatorio come un respiro profondo.
Una breve sequenza di sensazioni fisiche e mentali, intenso come una riscoperta, una rivelazione interiore, la presa di coscienza di un cieco che riacquista in quel momento il dono della vista.
C'è in questo stato la sensazione di spaesamento, di estraniazione fisica.
Qualcosa di simile ai versi: «E il naufragar m'è dolce in questo mare” di Giacomo Leopardi.

In questa sensazione c'è la pulsante necessità di comunicare ciò che si avverte alla donna citata nel testo.
Donna alla quale non sappiamo se si rivolga direttamente, in quanto presente nel momento, o sia un semplice pensiero interiore indirizzato a lei come presenza mentale.
La comunicazione è volta a illustrare che il disorientamento è unicamente fisico, poiché l'anima è da sempre sintonica e sempre aspira ai valori che quella visione sottende.
Da questo raffronto, tra ciò che la visione induce e quello che la realtà del quotidiano offre, nasce un sentimento di rimpianto, la constatazione amara della mancanza di ciò che potrebbe realmente riempire il vuoto dell'anima e quindi della stessa esistenza.

Complimenti, una poesia breve ma estremamente "colma" di suggestione e significati profondi.

Un saluto.

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